ANPI FOIANO CENTENARIO DEI FATTI DI RENZINO
21 Novembre 2020
Il Comitato nazionale ANPI, nella risoluzione approvata il 20 novembre, a fronte del dramma della pandemia e delle sue conseguenze sociali rivolge un appello all’associazionismo sociale e civile, al volontariato, al Terzo settore, al movimento sindacale, al mondo della cultura, delle arti e della scienza
RISOLUZIONE APPROVATA NELLA RIUNIONE DEL 20 NOVEMBRE 2020
“Il Comitato Nazionale ANPI approva la relazione del Presidente. Il Paese attraversa un’emergenza sanitaria, un’emergenza sociale, un’emergenza democratica. Con la pandemia i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri.
La gravità della situazione attuale pone all’ordine del giorno la mobilitazione delle forze migliori della società per sconfiggere la pandemia, far rinascere il Paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte. Si può così aprire una nuova fase della lotta antifascista e democratica, a partire dai principi fondamentali che hanno ispirato la Resistenza: la giustizia sociale, la libertà, la democrazia, la solidarietà, la pace.
Occorre avviare urgentemente un processo di ricostruzione sociale, ricomponendo ciò che è disperso, unendo ciò che è diviso, restituendo socialità dove c’è solitudine. Per questo il Comitato Nazionale lancia un appello per dar vita a una grande alleanza democratica e antifascista per la persona, il lavoro e la socialità, mettendo a valore ogni energia disponibile dell’associazionismo sociale e civile, del volontariato, del Terzo settore, del movimento sindacale, del mondo della cultura, delle arti e della scienza, col sostegno delle istituzioni e dei partiti democratici.
Un’alleanza che guardi al dramma presente attraverso i valori della solidarietà e della prossimità, ma guardi anche al futuro, affinché l’Italia del dopo Covid non sia la restaurazione dei modelli economici e valoriali del recente passato, ma si avvii verso un profondo cambiamento che metta al centro persone, cittadini, lavoratori, seguendo la strada tracciata dalla Costituzione.
È perciò necessario che, sulla base delle centinaia di esperienze unitarie del recente passato, ogni nostra organizzazione rilanci ed estenda il tessuto di relazioni e di alleanze per contribuire a costruire anche dal basso una grande rete unitaria con tutte le forze sociali democratiche disponibili.
La crisi sociale morde in tutto il mondo del lavoro, in particolare nei confronti di un ceto medio e medio basso, popolare, spesso disperso, che corre il rischio di essere decimato dagli effetti delle limitazioni in corso. Cresce in questo modo l’esercito degli invisibili. Peraltro cambia rapidamente l’organizzazione del lavoro aprendo nuovi problemi di tutele e di garanzie. I lavoratori dipendenti del privato e del pubblico sono in misura diversa colpiti dalla crisi. Pur essendo proprio dei sindacati il rapporto con i mondi del lavoro, l’Anpi deve manifestare la sua vicinanza e la sua piena solidarietà, nell’ambito di una diversa prospettiva economico sociale.
Il Comitato Nazionale denuncia la persistenza e per alcuni aspetti l’incremento dei fenomeni di revisionismo storico, tesi ad una sostanziale rivalutazione del ventennio fascista. Assieme, gruppi fascisti strumentalizzano la legittima tensione sociale causata dalla crisi, dando vita a manifestazioni, a provocazioni ed aggressioni, come analogamente avviene in altri Paesi: un’ulteriore conferma, che si aggiunge al veleno del razzismo, dei pericoli che corre la democrazia. Va perciò tenuto alto l’impegno del contrasto ai neofascismi, ai razzismi e ad ogni revisionismo.
Il rapporto con le giovani generazioni è una priorità in generale e una priorità specifica per l’Anpi anche perché esse sono il punto di intersezione più evidente col malessere delle periferie. I temi di una vita sociale “sostenibile” e della lotta al riscaldamento globale sono propri delle ultime generazioni. Occorre perciò una ancor più coraggiosa apertura verso i giovani da parte di ogni nostra organizzazione e, specificamente, uno dei terreni di maggiore impegno dell’Anpi dev’essere quello della formazione, in particolare nella scuola e nelle università assieme ad una speciale attenzione ai temi della sostenibilità ambientale.
È più in generale all’ordine del giorno la cura e la tutela delle persone, a cominciare dalle fasce più fragili per ragioni di salute, di età, di condizione sociale.
Le vicende legate al governo del contrasto alla pandemia dimostrano i limiti insiti nella riforma del Titolo V della Costituzione e mettono in luce l’urgenza di una riflessione a partire dalla necessità di salvaguardare il fondamento dell’unità nazionale e garantire l’eguaglianza dei diritti, dei servizi e delle tutele ai cittadini su tutto il territorio nazionale. A maggior ragione, come dichiarato in passato, il Comitato Nazionale ritiene l’autonomia differenziata una proposta impraticabile, divisiva e profondamente sbagliata.
Più in generale e a più lunga scadenza si propone il tema di una nuova statualità, cioè di un nuovo rapporto fra Stato (nelle sue più ampie articolazioni), società, corpi intermedi. Una nuova statualità non può che nascere da una grande “riforma intellettuale e morale” che richiede soggetti, energie e progetti da suscitare anche grazie all’associazionismo e al volontariato laico e cattolico.
L’importante dibattito svolto in Comitato nazionale, di cui in questa risoluzione si sottolineano alcuni significativi spunti, contribuisce ad avviare la riflessione sul documento che porterà tutta l’Anpi alla prossima stagione congressuale”.
Roma, 20 novembre 2020
“RINASCERE”: il manifesto ANPI per il 25 aprile
8 Aprile 2020
In occasione del 75esimo anniversario della Liberazione il Maestro Ugo Nespolo ha realizzato e donato all’ANPI un manifesto con la parola d’ordine: RINASCERE. La Festa della Liberazione come Festa della ripartenza per tutti gli italiani.
“IL GIORNO CHE TORNAMMO LIBERI”
3 Aprile 2020
Intervista alla Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, pubblicata sul nuovo numero di LiberEtà – mensile dello SPI-CGIL nazionale – dedicato al 25 aprile
IL GIORNO CHE TORNAMMO LIBERI
di Fabrizio Bonugli
Carla Nespolo, presidente nazionale dell’Anpi, dialoga con LiberEtà sul significato del 25 aprile 1945. «Questa è la data simbolo che ha fondato l’Italia repubblicana e democratica». Le radici della nostra Costituzione affondano nella lotta di Liberazione e nella resistenza al nazifascismo, per questo è necessario alimentarela “memoria attiva” e tenere apertoil ponte con le nuove generazioni. E per fermare l’onda nera che tenta di riaffacciarsi sono decisive la cultura e la conoscenza
«Nessuno pensi di cancellare il 25 aprile. Quel giorno rappresenta la data fondativa dell’Italia democratica. La Resistenza fu una lotta di popolo che consentì di liberare il nostro paese dal giogo nazifascista. Il 25 aprile è la nostra festa nazionale».
Quest’anno si celebrano i settantacinque anni della Liberazione. Carla Nespolo, prima donna e prima non partigiana eletta nel 2017 presidente nazionale dell’Anpi, non usa giri di parole per spiegare cosa hanno rappresentato, e ancora oggi rappresentano la Resistenza e il 25 aprile. In molti, negli ultimi anni, hanno cercato di ridimensionare l’importanza di quella lotta di popolo che pose le basi della rinascita democratica.
Come si prepara l’Associazione nazionale partigiani a celebrare questo 25 aprile e con quale parola d’ordine?
«Più che una parola d’ordine vorrei sottolineare un concetto che riassume il nostro impegno che è quello di “memoria attiva”. Perché abbiamo bisogno non soltanto di mantenere viva la memoria, ma soprattutto di diffonderla, affinché tutti, e in particolare le nuove generazioni, sappiano quali sono le fondamenta democratiche sulle quali si regge il nostro paese. Alla base della nostra Costituzione ci sono i valori della Resistenza e dell’antifascismo e se noi oggi abbiamo quella Costituzione lo dobbiamo ai partigiani e alle partigiane che combatterono, si sacrificarono e persero la vita in nome di quegli ideali. E lo dobbiamo anche alle popolazioni civili che, nonostante i pericoli e la violenza dei nazifascisti, sostennero la lotta partigiana. Questo non va mai dimenticato».
Non ti sembra però che la memoria storica si stia un po’ sfilacciando e che la sua trama tenda a strapparsi?
«A volte di fronte a episodi di fascismo, di razzismo, di dileggio di Anna Frank negli stadi, a certi discorsi di alcuni politici, un po’ di sconforto mi coglie. Poi vedo le piazze piene di giovani che si mobilitano per riaffermare i nostri princìpi democratici e torno ad avere fiducia, e mi convinco che la memoria non si stia affievolendo. Però per tenerla viva non basta la spontaneità, servono anche la cultura e la conoscenza. Per questo andiamo nelle scuole per incontrare i ragazzi, parlare con loro e raccontare la nostra storia. Inoltre, abbiamo avviato un progetto, nel quale è molto impegnato il sindacato pensionati della Cgil, affidato ai giornalisti Laura Gnocchi e Gad Lerner, che prevede la raccolta di videotestimonianze dei partigiani ancora in vita. Si tratta di un lavoro straordinario. Le interviste valorizzano questo enorme patrimonio da mettere a disposizione della ricerca storica, della quale le testimonianze sono una parte importante. Come dice Marco Revelli: dobbiamo diventare “partigiani dei partigiani” coinvolgendo in questo processo le nuove generazioni».
A proposito dei giovani, da alcuni anni molti di loro, che ovviamente non hanno vissuto la Resistenza ma ne condividono i valori, si iscrivono all’Anpi: come interpreti questo fenomeno?
«È vero. Sono alcuni anni che registriamo una crescita del numero di giovani nelle nostre file. E questo è un fatto di grande rilevanza, perché portano nuova linfa e nuove energie alla nostra causa. Ho molta fiducia e speranza nei giovani, perché impartiscono a tutti noi una bella lezione di democrazia, di rifiuto della violenza, di ricerca del dialogo. In molti di loro vedo una forte passione democratica».
Una destra tornata aggressiva mette ogni giorno in discussione i valori della Resistenza e dell’antifascismo. Come si può arginare questa “onda nera” che si manifesta spesso con atti violenti e intimidatori e che dilaga in internet e nei social network?
«La nostra Costituzione prevede il divieto di ricostituzione del partito fascista. Ci sono poi la legge Scelba e la legge Mancino, molto esplicite nel contrasto dell’ideologia nazifascista e razzista. Credo però che servano un atteggiamento più omogeneo e un impegno più alto da parte di tutti, magistratura compresa. Per quanto riguarda la rete, c’è una totale mancanza di controllo sui contenuti dei social network. L’Anpi qualche anno fa realizzò una ricerca grazie alla quale vennero individuati più di cinquecento siti di propaganda nazifascista, e che chiamammo la “galassia nera”. Serve una normativa severa. Non ci si può nascondere dietro al “diritto di opinione”perché come disse Sandro Pertini: “Il fascismo non è un’opinione; il fascismo è un crimine”».
Che cosa vuol dire oggi “essere partigiani”?
«Significa prima di tutto tenere sempre ferma la barra della Costituzione. E vuol dire anche stare dalla parte del lavoro e della pace, in Italia e nel mondo intero. Perché non ci si può chiudere nel proprio egoismo, ma bisogna guardare e aprirsi al mondo. Questo è il modo migliore per onorare e¬ ringraziare i partigiani e le partigiane per tutto ciò che hanno fatto. Perché loro, in montagna intorno a un fuoco stentato, quel mondo migliore lo sognavano, lo volevano con tutte le loro forze e lo vedevano dietro l’angolo».
Molti accusano il 25 aprile di essere una data divisiva e di non rappresentare più il simbolo dell’identità e della dignità ritrovata del popolo italiano…
«Il 25 aprile è il giorno in cui l’Italia è rinata dopo l’oppressione nazifascista. È quindi la data fondativa della nostra democrazia. La lotta di Liberazione fu una lotta unitaria e l’Anpi sarà sempre in prima fila con le forze antifasciste e con le istituzioni per celebrarla. Ricordiamoci che cosa disse il presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, alla Conferenza di Parigi di fronte alle potenze vincitrici: “Noi non abbiamo niente di cui vantarci per chiedere la vostra indulgenza, tranne una cosa: noi abbiamo avuto la più grande Resistenza d’Europa”. Per questo il 25 aprile – insieme al 1° maggio e al 2 giugno – è la data simbolo della nostra convivenza civile e democratica. Non dobbiamo mai dimenticarlo».
(Nota bene: l’intervista è stata realizzata prima dell’emergenza Coronavirus)
“E’ stato un grande 25 aprile, pieno di voglia di camminare uniti. Non perdiamoci di vista”
26 Aprile 2019
Il commento della Presidente Nazionale ANPI, Carla Nespolo, alle manifestazioni svoltesi in tutta Italia per la Festa della Liberazione
La Festa della Liberazione, che si è svolta ieri in tutta Italia con una straordinaria partecipazione di popolo, ha ribadito che l’Italia respinge il fascismo e chiede, a gran voce, lo scioglimento delle organizzazioni che si richiamano a quell’epoca criminale. Ho visto sfilare a Milano, ma è accaduto in tantissimi altri luoghi, tutte le generazioni, ho visto i giovanissimi accanto alle partigiane e ai partigiani, ho sentito, era percepibilissima, la voglia di stare insieme per ricostruire la possibilità di un avvenire di diritti, di libertà effettiva, di democrazia pienamente realizzata, di una imprescindibile unità attorno ai valori fondanti la Repubblica e la nostra convivenza civile. Il sogno dei combattenti per la libertà, che confluì nella Costituzione, il patrimonio più bello, esaltante e prezioso della Resistenza. E voglio qui ringraziare, davvero col cuore in mano, tutti quei volontari che hanno letteralmente costruito le migliaia di iniziative realizzate, le nostre Sezioni ANPI, i nostri Comitati Provinciali, i Sindacati, le associazioni, che si sono impegnati fortemente con antica, e riconfermata brillantemente, passione “partigiana”. Voglio ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per le sue parole e i suoi atti preziosi di stimolo alla memoria attiva, e i tanti Comuni che hanno svolto con profondo e vivo senso di responsabilità il loro dovere istituzionale nella partecipazione e nella promozione delle celebrazioni. Ora dobbiamo proseguire nel nostro impegno, affinché il 25 aprile non venga dimenticato dal giorno dopo. Affinché la vigilanza sulla Costituzione, sulla sua piena attuazione, in particolare del dettato antifascista, resti attiva nelle menti e nei cuori di tutte e tutti. C’è un Paese che vuole rimettersi in cammino e non ha più intenzione di accettare arroganze, prevaricazioni, atteggiamenti lesivi della civiltà democratica e dell’umanità.
L’ANPI c’è e ci sarà, sempre. Non perdiamoci di vista.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
26 aprile 2019
“Apologia del fascismo a Predappio”: denuncia dell’ANPI nazionale alla Procura di Forlì
7 Novembre 2018
Il testo della denuncia-querela presentato dalla Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, a seguito di quanto avvenuto il 28 ottobre u.s. nel corso della manifestazione fascista a Predappio
Di seguito il testo della denuncia-querela presentato dalla Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, a seguito degli evidenti reati di apologia del fascismo commessi il 28 ottobre u.s. a Predappio
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Forlì
Atto di denuncia-querela
La sottoscritta Carla Nespolo, nata a Novara il 4 marzo 1943, nella sua qualità di Presidente nazionale pro tempore dell’A.N.P.I. – Associazione nazionale partigiani d’Italia, Ente morale, con sede in Roma, Via degli Scipioni n. 271, nominata con delibera del Comitato nazionale ai sensi dell’art. 5 dello Statuto dell’A.N.P.I., approvato con d.l. 5 aprile 1945 e succ. mod., espone quanto segue.
In data 10 ottobre 2018, l’A.N.P.I. trasmetteva una comunicazione al Prefetto e al Questore di Forlì e al Sindaco di Predappio con la quale chiedeva che venisse vietata dal Prefetto la celebrazione dell’anniversario della marcia su Roma a Predappio prevista per il 28 ottobre 2018, in quanto la stessa avrebbe prestato il fianco alla realizzazione di molteplici reati (all. n. 1).
La manifestazione è stata, ciò non di meno, autorizzata (all. n. 2) e ha – come previsto – rappresentato l’occasione per una rievocazione criminale del fascismo: dalle divise al saluto romano, è stato tutto un celebrare il ventennio, in spregio della barbarie che esso ha rappresentato.
È sufficiente esaminare i video pubblicati sui siti dei giornali maggiormente diffusi (particolarmente significativo quello presente sull’edizione on-line de “Il fatto quotidiano”) per verificare come serpeggi chiaramente tra i manifestanti il desiderio di un ritorno al passato, espresso chiaramente nella frase “Mussolini rappresenta il futuro” (all. n. 3). Non meno preoccupanti le aspirazioni degli stessi di un recupero dei tempi che furono attraverso le speranze riposte aggressivamente in movimento politici (come Casapound) che agli ideali fascisti si conformano.
Se la manifestazione è stata di per sé inquietante, particolarmente gravi sono apparsi due episodi. Durante il raduno è stato portato a celebrare Mussolini un ragazzino, evidentemente incoraggiato dalla madre ad indossare la divisa dei Balilla e che ripeteva ossessivamente quanto la mamma andava dicendo ai cronisti. Segnale inequivocabile del fatto che, in un momento di completa perdita dei valori, anche la gioventù è educata all’odio.
Non meno terrificante l’immagine di Selene Ticchi D’Urso, candidata nel 2017 a Budrio quale sindaco, che alla celebrazione di Predappio indossava una maglietta con la scritta “Aushwitzland”: l’interessata, che peraltro non era la sola ad esibire quella disgustosa figura, ha ironizzato sul fatto che si trattasse di una scelta mossa da humor nero. E, invece, trattasi chiaramente di una sprezzante istigazione all’odio razziale, peraltro in un momento pericolosissimo di forte tensione sociale.
Insomma, l’ennesimo corteo di camerati in camicia nera che espongono simboli dell’odio (svastiche, fasci littori o celtica) e porgono, con fare osannante, il saluto romano al sacrario di Benito Mussolini, unito agli episodi più compiutamente sopra descritti, rappresenta una evidente violazione della XII disposizione di attuazione della Carta costituzionale che vieta la ricostruzione del partito fascista.
La legge Scelba e la legge Mancino sanzionano l’apologia del fascismo quando apologia vuol dire esaltazione del regime, esaltazione dei principi, delle figure che al fascismo hanno fatto riferimento. L’art. 4 l. 20 giugno 1952, n. 645, infatti, punisce «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo».
La manifestazione che si è svolta a Predappio il 28 ottobre 2018 è senza dubbio alcuno apologia del fascismo.
Né si può affermare che la celebrazione della marcia su Roma sia una forma manifestazione del pensiero posto che anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha in più di un’occasione affermato che in base all’art. 10 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, taluni diritti si possano anche comprimere nel momento in cui non sono conformi ai principi generali dell’ordinamento costituzionale dei vari Paesi.
Allo stesso tempo, la celebrazione della marcia sua Roma integra altresì gli estremi del reato di apologia di delitto, di cui all’art. 414 comma 3 c.p. La giurisprudenza di legittimità, infatti, ha affermato che l’elemento oggettivo di tale fattispecie «consiste nella rievocazione pubblica di un episodio criminoso diretta e idonea a provocare la violazione delle norme penali» (Cass., sez. I, 17 novembre 1997, Gizzo, in C.e.d. Cass. n. 209140). Poiché è indubitabile che la figura di Mussolini rievochi ed esalti i metodi fascisti, la sua celebrazione è certamente interpretabile come apologia dei reati commessi nel ventennio fascista.
Inoltre, in considerazione dell’evento programmato, si possono profilare altresì gli estremi del reato di cui all’art. 2 d.l. 26 aprile 1993, n. 122 (con riferimento all’art. 3 l. 13 ottobre 1975, n. 654). La norma, infatti, punisce «chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi» che abbiano tra i loro scopi «l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali o etnici». Essendo indiscutibile che il fascismo era fondato sull’odio razziale, celebrare un suo esponente nell’ambito di un evento pubblico integra la fattispecie in parola.
A tal fine va considerato che, proprio di recente, il Tribunale di Tivoli ha condannato per il reato previsto dall’art. 4 l. n. 205 del 1993 gli amministratori del Comune di Affile per aver innalzato e inaugurato un sacrario in ricordo di Rodolfo Graziani, implacabile e feroce colonialista e razzista, aderente alle leggi razziali, ministro e partecipe della R.S.I. (all. n. 4). Esiste, dunque, un precedente importante e attuale con il quale comportamenti come quelli verificatisi a Predappio, sono stati stigmatizzati.
Inoltre, nella cerimonia descritta, non si può disconoscere il pericolo per la tenuta delle istituzioni democratiche, emergendo la volontà negli agenti di suscitare consensi alla loro attività neofascista, e quindi di diffondere concezioni favorevoli alla ricostituzione di organizzazioni fasciste (Cass., sez. I, 4 ottobre 19082, Loi,, in C.e.d. Cass. n. 156667).
Tutto quanto sopra premesso e considerato, la sottoscritta propone con il presente atto
DENUNCIA-QUERELA
nei confronti di Selene Ticchi D’Urso e di tutti coloro che hanno partecipato alla cerimonia di Predappio del 28 ottobre 2018 (ovvero che non l’hanno impedita), dei quali si chiede l’identificazione, per i reati di cui agli artt. 4 l. 20 giugno 1952, n. 645, 414 comma 3 c.p., 2 d.l. 26 aprile 1993, n. 122 (con riferimento all’art. 3 l. 13 ottobre 1975, n. 654), 604-bis c.p. e per qualsiasi altro reato che la S.V. vorrà ritenere integrato dai fatti sopra illustrati.
Chiede di essere informata di un’eventuale richiesta di archiviazione ai sensi dell’art. 408 comma 2 c.p.p. e di un’eventuale richiesta di proroga delle indagini preliminari ai sensi dell’art. 406 comma 3 c.p.p.
Con riserva di costituirsi parte civile, indicare testi e depositare ulteriore documentazione.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
7 novembre 2018
“ECCO FINALMENTE L’ITALIA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA TUTTA UNITA IN QUESTA PIAZZA”
24 Febbraio 2018
Il testo dell’intervento conclusivo della Presidente nazionale ANPI Carla Nespolo
Buongiorno care amiche e amici.
ECCO FINALMENTE L’ITALIA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA TUTTA UNITA IN QUESTA PIAZZA.
Siete venuti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, con treni, autobus, navi, e soprattutto con grande impegno e passione e io vi saluto, di vero cuore, a nome dell’ANPI e a nome di tutte le 23 associazioni, sindacati, partiti e movimenti che hanno proposto l’appello “MAI PIÙ FASCISMI – MAI PIÙ RAZZISMI”.
In moltissimi lo avete già firmato e anche ora, su questa piazza, potete continuare a farlo, presso i gazebo qui allestiti.
Permettetemi prima di tutto di ringraziare Giulio Scarpati che, con generosità e passione civile guida con fraternità e sapienza questa nostra giornata.
Oggi, nel bellissimo corteo che si è snodato per le strade di Roma e QUI, ORA, sta avvenendo una cosa importante: la voce del popolo, delle cittadine e dei cittadini, delle donne e degli uomini, dei giovani e degli anziani, dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti e di tanti altri, si è alzata, alta e forte, per difendere la Democrazia, la Repubblica, la Costituzione nata dalla Resistenza e per chiedere che venga messa sempre più in pratica una CARTA COSTITUZIONALE, troppe volte disattesa.
Per dire, in una frase sola: NO AL FASCISMO E AL RAZZISMO.
Lo diciamo con la RAGIONE, perché c’è un pericolo, qui ed ora, per la democrazia e la convivenza civile E QUEL PERICOLO SI CHIAMA FASCISMO.
Lo diciamo con il SENTIMENTO, perché l’antifascismo è anche aver cura della memoria della nostra comunità e del mondo.
Per Eusebio e Laila e Italiano, e Piero le cui parole sono risuonate su questa piazza con la voce di altri giovani che ne raccolgono il testimone.
Per i partigiani caduti in combattimento, o fucilati, o vittime delle inenarrabili torture dei nazisti e dei fascisti.
Per il popolo che li ha aiutati e sostenuti, per le centinaia di migliaia d’italiani e per le decine di milioni di donne e uomini uccisi durante la seconda guerra mondiale, voluta dal fuhrer e dal duce.
Per le vittime delle orribili leggi razziali.
Per i caduti delle stragi fasciste del dopoguerra, da Piazza Fontana a Piazza della Loggia e a Bologna.
Per le vittime sul lavoro.
Per i nostri fratelli e sorelle, vittime di pregiudizio, razzismo, e violenza.
PER TUTTI LORO NOI OGGI SIAMO QUI.
Per ricordarli e ricordare.
Non solo per il dovere che abbiamo verso chi ha lottato, si è sacrificato ed è anche caduto, per darci democrazia e libertà ma anche per noi stessi. Perché, come ha scritto George Santayana, chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.
Noi non vogliamo, ASSOLUTAMENTE che si ripetano le tragedie del fascismo e del razzismo.
No, non abbiamo paura dei fascisti. Abbiamo paura dell’indifferenza, della superficialità, dell’ignoranza.
Penso, ad esempio, che molti dei ragazzi che hanno schernito Anna Frank in uno stadio romano o che fanno scritte con le svastiche imbrattando cippi e lapidi, non sappiano neppure che cosa stanno facendo o scrivendo. Con loro vogliamo, dobbiamo parlare. Leggere libri e ascoltare testimonianze. Portarli a visitare un campo di concentramento o un luogo di strage come Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, la Benedicta o tanti altri.
È un lavoro prezioso, che devono fare la scuola, le famiglie, le Associazioni e le singole persone.
Troppo silenzio c’è stato intorno a questi temi, troppa distrazione, troppo indifferenza.
Oltre al ruolo primario della scuola è fondamentale quello dell’informazione: dai giornali, al web, alla televisione e così via. Lo dico a tutti, ma soprattutto ai giovani: è utile e indispensabile leggere i libri di storia, la letteratura e le testimonianze. Ascoltare buona musica, come quella che abbiamo sentito oggi nel corteo e qui sul palco. Musica di lotta e di libertà. Quella che cantavano e anche componevano i partigiani.
Non dimentichiamolo, i partigiani, mentre lottavano per la libertà, leggevano, studiavano e insegnavano a leggere e persino a scrivere.
La lotta di Liberazione fu anche una straordinaria occasione di alfabetizzazione e di conoscenza.
IL FASCISMO È NEMICO DELLA CONOSCENZA.
Sono con noi i Sindaci di tante città, con i loro gonfaloni. Quei Sindaci che, numerosi, hanno assunto la delibera di vietare gli spazi pubblici ai fascisti e che portano con onore, sui loro gonfaloni, la medaglia d’oro della Resistenza. Essi si sono uniti ai gonfaloni delle Regioni e delle Provincie qui presenti. Non posso citarli tutti e me ne scuso, ma tutti saluto e ringrazio, di vero cuore.
Per tutti ringrazio il Comune di Roma che ci ospita.
Il ruolo degli Enti Locali, cosi come previsto dalla nostra Costituzione, è fondamentale per la vita di una società democratica, vicina ai cittadini, alle loro esigenze e deve essere sostegno per i loro progetti di vita e di futuro.
Siamo in questa piazza anche per quel meraviglioso art. 1 della Costituzione che definisce l’Italia come una “…Repubblica democratica fondata sul lavoro…” ma spesso per tanti giovani il lavoro non c’è o è precario e instabile.
Non dimentichiamo che il lavoro libero, sicuro e rispettato è un cardine della democrazia.
IL FASCISMO È NEMICO DELLA DEMOCRAZIA.
Siamo in questa piazza per chiedere e pretendere maggiore giustizia sociale e una vita più libera e felice. In cui le nostre tante differenze non siano un ostacolo, ma anzi un’occasione per riconoscerci tutti nella nostra Umanità. Come diceva sempre il mio caro amico Don Gallo che, se fosse ancora tra noi, ora sarebbe certamente qui. E così i tanti maestri di vita e di morale che abbiamo incontrato, a volte troppo distrattamente, nella nostra vita. Siamo qui per denunciare che in troppi casi, a Macerata come a Fermo, a Milano come in tante altre città italiane, di fronte a un orribile delitto razzista, alcuni politici razzisti e persino certa parte della stampa, anziché condannare il delinquente che spara, discutono dei rischi dell’immigrazione.
INACCETTABILE.
Andremo avanti, anche con il loro insegnamento, per un mondo più libero e giusto.
Una cosa possiamo ribadiamo con forza: essere diversi “differenti” appunto, non solo non è un male, ma è un bene, una risorsa per una convivenza pacifica e civile.
Ce lo hanno insegnato i partigiani, che hanno saputo nei terribili 20 mesi della guerra di Liberazione, e anche prima, stare insieme fraternamente: comunisti, socialisti, cattolici, anarchici, liberali, monarchici e persone che non avevano un credo politico definito, ma un solo ideale: la Libertà.
Ce lo hanno insegnato le donne, che nel corso di tutto il Novecento hanno fatto dell’emancipazione e della differenza, la cifra della loro lotta e dei loro progetti di futuro.
IL FASCISMO È NEMICO DELLE DONNE.
È dopo la Liberazione che le donne ebbero il diritto di voto il 2 giugno 1946 e anche oggi guardate cosa vorrebbero i cosiddetti fascisti del terzo millennio: vietare il lavoro alle donne, cancellare la legge sull’aborto e così via.
I diritti delle donne sono il grande spartiacque tra dittatura e democrazia e mentre noi antifascisti ribadiamo con forza LA FUNZIONE DI LIBERAZIONE DELLE PRATICHE NON VIOLENTE.
Denunciamo, con sgomento e orrore, la violenza che troppe volte, nelle società ricche come in quelle povere, subiscono le donne.
Siamo al loro fianco, sempre.
La Costituzione Italiana all’articolo tre, stabilisce che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
È un articolo che molti conoscono, ma è sempre bene ricordarlo e ribadire che il vero pericolo per la nostra convivenza civile, la vera causa e origine del fascismo e del nazismo, è il razzismo. Esso è violenza, ma anche inganno, perché fa credere al povero che il più povero di lui è il suo nemico. Mentre il suoi nemici sono altri: la guerra, lo sfruttamento delle donne e degli uomini, l’inquinamento del nostro pianeta.
Lottiamo contro il rischio fascista in Italia, ma anche in Europa. Non dimentichiamo che dalle ceneri dell’Europa oppressa sotto il tallone del terzo reich, è nata l’Europa di oggi. ESSA O È ANTIFASCISTA O NON È. Non lo diciamo solo noi; non lo diciamo solo da oggi.
Lo dicevano gli autori del “Manifesto di Ventotene”: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann che lo scrissero al confino nell’agosto del 1941. Con straordinaria lungimiranza quel Manifesto pone al centro della costruzione dell’Europa, l’umanità e la dignità di donne e uomini. Questa è oggi l’Europa che vogliamo. Nel vuoto di valori, crescono come un cancro il nazismo, il fascismo e il razzismo. Essi sono presenti in Italia, come in Polonia, in Ungheria, come in Austria, nella vicina Ucraina e in altri Paesi. Si appropriano in modo falso e fraudolento della parola popolo che è inclusiva, pacifica e accogliente. Cercano di mettere in opposizione un popolo contro altri popoli, rifiutando e perseguitando chiunque (sia migrante o rom o ebreo o omosessuale o islamico o partigiano) che non la pensi come loro. Per i fascisti “l’altro” è il nemico. Per noi “l’altro” è il fratello e il compagno. Oggi vogliamo ribadire con forza che lo ius soli è un diritto e non una concessione. Si vergogni chi non votando la legge se l’è presa con i bambini.
Inoltre, l’Europa deve misurarsi con l’irreversibile fenomeno migratorio, concordando una comune politica di accoglienza, contrastando vecchi e nuovi razzismi che incitano alla guerra dei poveri contro i più poveri.
I muri non sono una difesa, ma anzi sono una delle cause dell’insicurezza e della paura.
Noi, antifascisti e perciò europeisti, questo chiediamo all’Unione Europea: un’Europa sociale e non solo della moneta. Un’Europa di popoli uniti e fraternamente vicini ad altri popoli. Questa è utopia?
Tutto il contrario. Siamo quanto mai realisti. Cosa c’è di più folle della schiavitù, della guerra, della barbarie? E non è forse proprio questa la vocazione di tutti i fascismi, i nazismi e i razzismi?
Certo che c’è un problema di sicurezza e lo Stato deve garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Per questo, e giustamente, deve avere il monopolio della difesa dell’ordine pubblico. Vi è chi ha paura, è comprensibile, ma essa si supera cambiando sul serio il Paese, e cioè riportando la persona umana – e perciò i temi dell’eguaglianza e della libertà – al centro della scena. La sicurezza dei cittadini si ottiene prima di tutto con una forte risposta sociale, contrastando ogni situazione che generi degrado, emarginazione e povertà e combattendo ogni illegalità, a cominciare dalla grande criminalità organizzata, come la mafia e la camorra. Come ci insegna ogni giorno don Ciotti con l’impegno di “Libera” e, permettetemi in questo momento, di esprimere grande solidarietà a FEDERICA ANGELI, coraggiosa giornalista sotto scorta perché più volte minacciata dalla mafia di Ostia, e a tutti coloro che hanno il coraggio della testimonianza. I fatti purtroppo ce lo dimostrano quotidianamente: non è mai esistito né mai esisterà un fascismo senza violenza. La storia ci ha amaramente dimostrato che lo strumento principale del fascismo è la violenza in ogni sua forma, fino all’apoteosi della “guerra igiene del mondo”. Noi, firmatari dell’appello “MAI PIÙ FASCISMI – MAI PIÙ RAZZISMI”, ribadiamo, da questa piazza, con forza, la richiesta dello scioglimento immediato delle organizzazioni neofasciste per realizzare finalmente la XII disposizione della Costituzione, che vieta la “riorganizzazione sotto qualsiasi forma del partito fascista”. L’escalation di violenza a cui stiamo assistendo in questi giorni nasce anche da un ritardo di risposta su questo tema.
Tale scioglimento è necessario per garantire l’ordine democratico e repubblicano.
Da questa piazza si alza, alta e forte questa richiesta: MAI PIÙ FASCISMI, MAI PIÙ RAZZISMI. Lo chiederemo anche al prossimo Governo, qualsiasi esso sia. Insisteremo, non ci fermeremo con oggi.
La nostra voce di oggi, come quella delle tante manifestazioni che dal 28 di ottobre dello scorso anno, hanno segnato il cammino dell’antifascismo italiano è un momento importante ma non è un momento conclusivo. Andremo avanti, tutti insieme, con la forza preziosa della nostra unità e del nostro impegno non violento.
L’antifascismo è nonviolento. O non è. Lo dico con forza anche in relazione ai fatti di questi giorni.
Quello che è certo è che fascismo e razzismo costituiscono un pericolo per la democrazia, che dobbiamo sventare tutti insieme, le Partigiane e i Partigiani hanno combattuto anche per questo, per un mondo di pace, di solidarietà e di fraternità.
E dunque a presto cari amici Antifascisti che tornerete (anche sotto questa pioggia che non vi ha fermato) alle vostre città e arrivederci al 25 aprile Festa della Liberazione e della Democrazia; arrivederci al 2 giugno per onorare tutti insieme il 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana; arrivederci in ogni strada, piazza e quartiere, d’Italia. La nostra forza è la nostra unità; il nostro impegno per un mondo più giusto, libero e non violento. Il nostro sogno è l’impegno quotidiano per dare ai nostri figli, nipoti e alle generazioni che verranno un mondo di pace, di libertà e di giustizia sociale.
Arrivederci, dunque.
Viva la Costituzione, la Democrazia, la Pace.
Viva l’Italia antifascista.
“MAI PIÙ FASCISMI – MAI PIÙ RAZZISMI”: sabato 24 febbraio a Roma manifestazione nazionale
Sabato 24 febbraio a Roma, in Piazza del Popolo, manifestazione nazionale antifascista e antirazzista
Le 23 organizzazioni promotrici dell’appello “Mai più fascismi”, espressione di tanta parte del mondo democratico, indicono per sabato 24 febbraio, a Roma, la manifestazione nazionale “Mai più fascismi, mai più razzismi”. Il programma è il seguente: concentramento alle ore 13.30 in Piazza della Repubblica, avvio del corteo e arrivo in Piazza del Popolo dove avrà luogo dalle ore 15.00 la manifestazione.
Roma, 13 febbraio 2018
L’UFFICIO STAMPA ANPI
Manifestazione Nazionale “Mai più fascismi – Mai più razzismi”: sul palco Giulio Scarpati e i Modena City Ramblers. Messaggio video di Liliana Segre. Conclude l’ANPI
20 Febbraio 2018
Il programma della manifestazione nazionale del 24 febbraio a Roma. Le prime adesioni
Le 23 organizzazioni promotrici dell’appello “Mai più fascismi”, espressione di tanta parte del mondo democratico, hanno indetto per sabato 24 febbraio, a Roma, la manifestazione nazionale “Mai più fascismi – Mai più razzismi”. Il programma è il seguente: concentramento alle ore 13.30 in Piazza della Repubblica, avvio del corteo e arrivo in Piazza del Popolo alle ore 15.00. A presentare la manifestazione sul palco della Piazza sarà l’attore Giulio Scarpati. Il programma è il seguente: lettere e racconti di partigiane e partigiani letti da studentesse e studenti, testimonianza di un giovane migrante, esibizione dei Modena City Ramblers, messaggio video della Senatrice a vita Liliana Segre. Concluderà la Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo.
Tante le adesioni alla manifestazione tra cui quelle dell’UCEI (Unione delle Comunità ebraiche italiane), dell’Unione degli universitari, della Rete degli studenti medi, della Rete della Conoscenza, del movimento LGBT e della Rete NOBAVAGLIO.
Informiamo che saranno presenti, anche nel corteo, Sindaci e Presidenti di Regione con le fasce e il gonfalone.
Nel corso della manifestazione sarà possibile firmare l’appello Mai più fascismi con cui si chiede alle Istituzioni, tra le altre cose, di sciogliere le organizzazioni che si richiamano al fascismo e al nazismo.
I giornalisti potranno ritirare il pass per l’area sotto palco direttamente nel box apposito posizionato al lato del palco.
“Abbiamo rimandato la manifestazione unitaria antifascista non per debolezza, bensì per senso di responsabilità”
8 Febbraio 2018
La Presidente Nazionale ANPI intervistata dal quotidiano la Repubblica
Sospesa la manifestazione nazionale del 10 febbraio a Macerata
7 Febbraio 2018
Il comunicato di ANPI, ARCI, CGIL e LIBERA
Nel prendere atto dell’appello, seppur tardivo, del Sindaco di Macerata affinché si fermino tutte le manifestazioni in città per il clima di smarrimento, paura e dolore vissuto dalla comunità locale, abbiamo assunto la decisione, non senza preoccupazione e inquietudine, di sospendere la manifestazione nazionale del 10 febbraio.
Nel contempo, pretendiamo che Macerata non diventi un luogo di attiva presenza neofascista: ciò sarebbe in violazione della Costituzione della Repubblica, delle leggi vigenti in materia e della civiltà. Siano quindi vietate le iniziative annunciate per i prossimi giorni in città da Forza nuova, da Casapound e da tutti i seminatori di razzismo. Il Sindaco sia protagonista, assieme ai Ministri deputati, di questa operativa assunzione di responsabilità.
Resta fermamente inteso che il nostro impegno continua nel solco di una forte azione di contrasto ai fascismi e ai razzismi che dovrà necessariamente condurre il Governo a sciogliere i partiti e le associazioni che si richiamano a quelle aberranti ideologie. Nell’invitare caldamente le cittadine e i cittadini a firmare in modo massiccio l’appello “Mai più fascismi”, chiamiamo fin d’ora a raccolta tutti i sinceri antifascisti e democratici per una grande manifestazione nazionale unitaria, da realizzare prossimamente. La data e il luogo saranno decisi e comunicati dalle organizzazioni promotrici dell’appello.
Roma, 7 febbraio 2018
Segreteria Nazionale ANPI
Presidente Nazionale ARCI
Segreteria Nazionale CGIL
Presidenza Nazionale LIBERA
“A Reggio Calabria nessuno spazio pubblico per associazioni e organizzazioni che si richiamano al fascismo”
6 Febbraio 2018
La delibera approvata dal Consiglio comunale nella seduta dello scorso 25 gennaio
“Le Istituzioni facciano seriamente il loro dovere per contrastare le organizzazioni fasciste come CasaPound e Forza Nuova”
1 Febbraio 2018
L’intervento della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, alla conferenza stampa di presentazione dell’appello “Mai più fascismi” al Museo storico della Liberazione di Roma.
Hanno preso la parola Antonio Parisella, Susanna Camusso, Francesca Chiavacci, Don Luigi Ciotti, Roberto Rossini
Ascolta l’intervento:
“SONO TORNATO è un film di una parzialità sconcertante”
1 Febbraio 2018
Sull’inserto Sette del Corriere della sera il commento della Presidente Nazionale ANPI Carla Nespolo
Ho visto in anteprima “Sono tornato” e l’effetto fortemente provocato è stato quello di un’immagine e di una visione dell’Italia di una parzialità sconcertante, al punto di avere quasi imbarazzo nello scrivere un commento. Ma l’ANPI ha il dovere di dire vista la delicatezza della materia e la drammatica portata di storia e inciviltà criminale del fascismo. Sfilano nel film, ambientato nell’oggi, figure che si dividono fondamentalmente tra cialtroni, ignoranti e individui fatti di insana nostalgia. In mezzo troneggia il duce redivivo che fra passaggi parodistici, momenti di commozione (quando in internet vede l’immagine della Petacci), trombonate sloganistiche, e barbarume razzista, diventa un personaggio televisivo apprezzatissimo grazie alla fame di “share” di una redazione selvaggia. Procede così questo film, esclusivamente in quell’Italia che il regista ha deciso di vedere. All’improvviso, un soffio di antifascismo e il trattamento riservatogli dalla sceneggiatura è a dir poco inquietante. Ecco. L’Italia reale, nata dalla Resistenza, l’Italia degli antifascisti e dei democratici, l’Italia che ha conoscenza e coscienza civile, in sostanza la maggioranza delle cittadine e dei cittadini, non solo è sparita nel film, ma quando si affaccia soccombe penosamente, da misera pazza. Davvero incredibile, prima ancora che insopportabile. Davvero indefinibile questo “Sono tornato”. Speriamo che riparta presto.
CARLA NESPOLO
Presidente nazionale ANPI
(da Sette – Corriere della sera n. 5 – 1 febbraio 2018)
“Il fascismo è un crimine”
26 Gennaio 2018
In esclusiva per repubblica.it 5 video realizzati dall’ANPI sulle leggi razziali in occasione del 27 gennaio. Il commento della Presidente Nazionale Carla Nespolo
“Le leggi razziali rappresentano il volto vero del fascismo. E c’è un bisogno enorme di farle conoscere in particolare alle giovani generazioni. L’ANPI lo sente come un dovere e ha così realizzato questi cinque video con l’auspicio di una larghissima diffusione. Dobbiamo contrastare culturalmente la novella del fascismo “buono” che offende il Paese intero”.
Carla Nespolo– Presidente nazionale ANPI
GUARDA I VIDEO:
“MAI PIÙ FASCISMI”
3 Gennaio 2018
Appello nazionale di Associazioni, Sindacati, Partiti, Movimenti democratici
“MAI PIÙ FASCISMI”
Appello a tutte le Istituzioni democratiche
Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane.
Attenzione: qui ed ora c’è una minaccia per la democrazia.
Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali.
Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni.
Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un’altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale.
Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi.
Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione.
Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo.
Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali.
Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione.
Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L’esperienza della Resistenza ci insegna che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l’unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni.
Nel nostro Paese già un’altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”.
ACLI – ANED – ANPI – ANPPIA – ARCI – ARS – ARTICOLO 21 – CGIL – CISL – COMITATI DOSSETTI – COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE – FIAP – FIVL – ISTITUTO ALCIDE CERVI – L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS – LIBERA – LIBERI E UGUALI – LIBERTA’ E GIUSTIZIA – PCI – PD – PRC – UIL – UISP
ADERISCONO:
AUSER – GIOVANI DEMOCRATICI – I SENTINELLI DI MILANO – LA RETE PER LA COSTITUZIONE –LINK COORDINAMENTO UNIVERSITARIO – MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO TOSCANA – MOVIMENTO GIOVANILE DELLA SINISTRA – RETE DEGLI STUDENTI MEDI – RETE DELLA CONOSCENZA – UGO NESPOLO – UNIONE DEGLI STUDENTI – UNIONE DEGLI UNIVERSITARI
I Gruppi di Difesa della Donna: pubblicati gli atti del Convegno ANPI e i risultati della ricerca
22 Novembre 2017
Raccolti in un volume i risultati di un lavoro di ricerca, promosso dall’ANPI e durato 2 anni, su una fondamentale vicenda della Resistenza
L’8 settembre, con l’armistizio, l’abbandono di ogni guida dell’esercito e la sua conseguente dissoluzione, le prime bande partigiane si vanno formando per contrastare l’occupazione tedesca. Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che guiderà la Resistenza. Qualche giorno dopo saranno le donne a decidere di non volere, né potere restare indifferenti e che tocca anche a loro compiere una scelta.
I Gruppi di Difesa della Donna e per l’assistenza ai combattenti della Libertà, nascono a Milano, intorno alla metà di novembre del 1943, ad opera di cinque donne – Giovanna Barcellona, Ada Gobetti, Lina Merlin, Rina Picolato e Lina Fibbi – che rappresentano alcuni dei partiti componenti il CLN. Le donne cattoliche non aderiscono ufficialmente, ma sono attivissime nei vari comitati locali. Nell’Atto costitutivo le aderenti ai Gruppi si autodefiniscono “compagne di combattimento”.
I Gruppi vengono ufficialmente riconosciuti dal CLN Alta Italia nel 1944: “Il Comitato di Liberazione per l’Alta Italia riconoscendo nei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà un’organizzazione unitaria di massa che agisce nel quadro delle proprie direttive, ne approva l’orientamento politico e i criteri di organizzazione, apprezza i risultati sinora ottenuti nel campo della mobilitazione delle donne per la lotta di liberazione nazionale e le riconosce come organizzazione aderente al Comitato di Liberazione Nazionale”.
Lucia Corti, dirigente dei GDD, nel suo rapporto al 1° Congresso Nazionale dell’UDI (Firenze, ottobre 1945), organizzazione nella quale i Gruppi confluiranno, ne riferisce la consistenza: le donne aderenti sono state 70.000, coinvolgendo una quantità indefinibile di altre attiviste.
Cosa hanno fatto le donne dei GDD? Hanno organizzato manifestazioni per la fine della guerra, per l’aumento delle razioni alimentari, della legna e del carbone; hanno organizzato scioperi; sono entrate nelle formazioni partigiane; hanno provveduto a riunire le brigate disperse dai rastrellamenti; hanno accompagnato i distaccamenti nei boschi facendo da copertura in caso di incontri con i tedeschi e le brigate nere; hanno sostenuto i partigiani provvedendoli di maglie, calze, guanti; hanno preso in consegna armi, trasportandole attraverso posti di blocco e nascondendole nei modi più impensati. Hanno rappresentato dunque per gli occupanti un vero e proprio “fronte interno”. Ma non è tutto: nel loro programma c’è già il futuro, che dovrà essere libero, democratico e paritario. Con tutti i diritti fino ad allora negati. Finalmente.
- Scarica il volume completoNoi_compagne_di_combattimento_-_testi.pdf [6.4 MB]
- Scarica la copertina del volumeNoi_compagne_di_combattimento_-_copertina_volume.pdf [2.6 MB]
“L’ALBA DELLA DEMOCRAZIA: dal 25 aprile 1945 all’approvazione della Costituzione”
22 Novembre 2017
Pubblicato, in formato cartaceo, un nuovo, ampio approfondimento storico curato dalla redazione di www.patriaindipendente.it. Tra gli autori degli articoli, Luigi Ganapini, Mario Avagliano e Gaetano Silvestri
Editoriale del numero speciale
Memoria: tesoro e custode delle cose
di Gianfranco Pagliarulo, direttore di www.patriaindipendente.it
Cos’è la memoria? Fra le mille risposte possibili, scelgo una citazione di Cicerone: la memoria è “thesaurus” e “custos”. Cioè tesoro e custode – scriveva – di tutte le cose. Perciò una risorsa (tesoro) e una sicurezza (custode). Sono parole attuali mai come oggi, nel tempo di un “infinito presente”, in cui si smarriscono legami e radici di ciò che è avvenuto prima e, di conseguenza, il senso e la speranza di ciò che avverrà dopo. Senza passato non c’è futuro, se si vive il presente come un giorno per giorno sempre più impoverito e segnato dal buio delle paure: dell’ignoto, dell’altro, del diverso. Smarrita la bussola di ciò che si è vissuto, diviene invisibile qualsiasi orizzonte di ciò che si vivrà. E si sopravvive, certo, ma come nel Paese dei ciechi.
Anche per questo diamo vita a un numero speciale di Patria indipendente – su carta, diversamente dal periodico online che poche settimane fa ha celebrato il suo secondo compleanno – dedicato all’Italia del tempo successivo al 25 aprile 1945, fino alla fine del 1947 quando, il 27 dicembre, fu promulgata la Costituzione, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Fu un tempo difficilissimo e complicato: si usciva da una guerra devastante, dove, pagando un altissimo prezzo, si è era scacciato l’invasore nazista e il suo complice fascista, dopo un anno e mezzo di divisione lacerante del Paese fra il Regno d’Italia, la (sedicente) repubblica di Salò, i territori amministrati dai tedeschi (la Zona d’operazioni delle Prealpi che comprendeva le province di Trento, Bolzano e Belluno, e la Zona d’operazioni del Litorale adriatico e cioè le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana).
Eppure, nonostante un Paese lacerato, sfibrato, impoverito, si avviava immediatamente una straordinaria opera di ricostruzione democratica che portava nel 1946 a tre grandi eventi: il referendum istituzionale fra repubblica e monarchia, le elezioni e l’insediamento dell’Assemblea costituente che avrebbe disegnato l’assetto costituzionale dell’Italia, il diritto di voto per le donne che avrebbero così partecipato alle elezioni per la Costituente e alle diverse tornate delle amministrative del 1946.
Il 1947 fu l’anno del gravoso trattato di pace, di innumerevoli lotte sociali inasprite dell’inizio della cosiddetta “guerra fredda”, ma fu anche l’anno della Costituzione, che prendeva via via forma ed infine vita alla fine di dicembre, onorando così il debito ideale contratto con quello straordinario movimento di popolo, armato e disarmato, civile e sociale, che abbiamo denominato Resistenza, ed, assieme, con i suoi primi protagonisti: una generazione di ragazzi e ragazze, molti dei quali persero la vita, che si chiamarono partigiani. Una Costituzione – scrive su questa pagina Carlo Smuraglia – da amare. E perciò da realizzare pienamente, se è vero – come è vero – che a distanza di tanti decenni ancora in parti essenziali essa non è pienamente applicata.
Ecco, questo è il succo della rivista. Con un’aggiunta: una carrellata di come eravamo, e cioè la vita quotidiana, i film, i romanzi, le notizie di cronaca, insomma, croci e delizie di un tempo arduo, ma ricco di aspettativa e di desiderio, perché – in fondo – dopo l’inverno più gelido segue sempre la primavera.
Una parola di ringraziamento – doveroso – a tutti coloro che hanno contribuito a dar vita a queste pagine: storici, ricercatori, letterati, partigiani. E una rapida conclusione: se la memoria, come scriveva Cicerone, è tesoro e custode, cioè risorsa e sicurezza, la memoria di quel tempo lo è a maggior ragione, perché fu allora che nacque un’altra Italia, quella della pace, della Repubblica e della sovranità popolare.
Oggi, negli anni oscuri e confusi che viviamo, risorge in Italia e nel mondo il pericolo dei fascismi. Ci serve ricordare il clima, le cronache, gli eventi di quel tempo che abbiamo definito “l’alba della democrazia”, affinché quell’idea che ha intessuto la vita degli ultimi settant’anni non corra il rischio, né oggi, né domani, del suo tramonto. Come ci insegna la storia del 900, il declino e la crisi delle democrazie si è concluso con regimi sanguinari, di stampo fascista o nazista. Dunque, la memoria. Perché, citando lo scrittore George Santayana, “coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.
“il 28 ottobre si è espresso in tutta Italia un antifascismo consapevole, maturo e unitario che non si fermerà”
31 Ottobre 2017
Nota di Carlo Smuraglia dalla newsletter dell’ANPI Nazionale “ANPInews” n. 263 (31 ottobre/7 novembre 2017)
“Si è svolta a Roma, il 28 ottobre, la manifestazione che avevamo preannunciato, in risposta alla provocazione (fallita) dei fascisti.
La manifestazione è riuscita benissimo, svolgendosi in una sede molto prestigiosa (l’Aula Giulio Cesare del Consiglio Comunale, in Campidoglio), con larga partecipazione e grande calore da parte dei partecipanti, tant’è che si è chiusa prima col suono e il canto collettivo dell’Inno nazionale e poi con quello (caldissimo) di “Bella ciao”.
Hanno parlato il Presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, la Sindaca di Roma, Virginia Raggi, la Professoressa Giulia Albanese (con una bella “lezione” sulla marcia su Roma del 1922), la Senatrice Rosa Maria De Giorgi, Vice Presidente del Senato, il Professor Francesco Tessarolo (Presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà), l’Assessore Alessandra Sartore, a nome del Presidente della Regione Lazio Zingaretti, e infine il Presidente Nazionale dell’ANPI.
Una manifestazione sobria, seguita con estrema attenzione e ricca di partecipazione (allego l’elenco delle Associazioni, movimenti e partiti partecipanti, anche di presenza; a cui si è aggiunta anche la partecipazione, mediante lettere di completa adesione e di giustificazione “della forzata assenza” della Presidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche) e della Presidente della Comunità Ebraica di Roma.
Un quadro veramente importante e significativo, di una realizzata comunità di intenti, destinata a protrarsi anche in futuro, sul terreno di un “fronte comune” contro tutti i fascismi e per esprimere la volontà unitaria di una tolleranza zero nei confronti di essi. La proposta di questo impegno collettivo era stata avanzata dalla Presidenza dell’ANPI ed accolta da tutti con grande favore; ad essa occorrerà dare continuità, perché certamente saremo costretti ad assistere ad altre provocazioni ed iniziative fasciste e dovremo tener ferma l’unità così raggiunta, per opporsi ad esse con la massima energia. E sarà necessario, come è stato detto anche in Campidoglio, dal Presidente dell’ANPI, condurre unitariamente una grande battaglia culturale, contro la disinformazione e l’indifferenza.
È molto importante che un messaggio così significativo sia partito proprio da un luogo storico come il Campidoglio. In più, al termine della manifestazione, una nutrita delegazione si è recata sul Lungotevere ed ha collocato fiori e corone sulla stele che ricorda l’assassinio di Giacomo Matteotti. Una manifestazione davvero importante, arricchita dalla presenza della stessa Sindaca di Roma, che ha partecipato alla deposizione dell’omaggio floreale assieme al Presidente Smuraglia.
Ancora più importante il fatto che in tutta Italia si siano svolte, nella stessa giornata, tantissime manifestazioni di tipo analogo, in grandissima parte unitarie, con larga partecipazione di cittadine e cittadini (nella conta sommaria delle iniziative di cui è già pervenuta notizia siamo arrivati a superare la cifra di 120, con la certezza che, al concreto, essa sarà largamente superata).
Una data, dunque, da ricordare, perché caratterizzata – in tutta Italia – da un antifascismo consapevole, maturo e unitario e da una diffusa ed ampia partecipazione di tanti organismi democratici. Un movimento e un impegno che non si fermeranno, fino a quando ogni residuo di fascismo e di razzismo non sarà stato definitivamente debellato.
Hanno partecipato: CGIL, CISL, ARCI, UCEI, SPI-CGIL, ANED, ANPPIA, FIAP, FIVL, Fondazione Giacomo Matteotti, PD, PRC, SI, PCI, L’Altra Europa con Tsipras, Articolo1 – Mdp, Campo Progressista, Possibile, PSI, Coordinamento democrazia costituzionale, Libertà e Giustizia, Articolo 21, Rete della Conoscenza, Rete degli studenti medi
Carlo Smuraglia
(da ANPInews n. 263 – 31 ottobre/7 novembre 2017)
Alle Associazioni di ogni categoria economica, sociale, volontaristica, reducistica e d’Arma che si riconoscono nei valori dell’antifascismo.
Alle organizzazioni studentesche
Alle sezioni ANPI della Provincia e ai loro iscritti
L’evento, organizzato dal Comitato Provinciale ANPI di Arezzo con l’ausilio della sezione Città di Arezzo, è una chiamata a raccolta di tutte quelle forze che intendano partecipare, portando un contributo di idee che sfocerà nella stesura di un Manifesto Aretino per il contrasto al neofascismo e al razzismo. Proprio per questo, alla fase di apertura dei lavori dedicata ai saluti istituzionali e al valore dell’iniziativa dell’ANPI e alla riflessione sulla data del 28 ottobre, seguirà la possibilità per i rappresentanti delle forze sindacali, politiche e associative (ma anche ai liberi cittadini) di prendere la parola per costruire, tutti assieme e nel più fermo rispetto del tema della manifestazione, una risposta a un’emergenza che è culturale oltre che politica.
Si richiede la massima partecipazione di tutti a questa manifestazione affinché da Arezzo parta un messaggio forte: si richiede pertanto la massima circolazione del messaggio della presente (tramite mail, FB, contatti personali e gruppi Whatspp) affinché esso divenga un invito collettivo per tutta la provincia. E’ consentito, nei limiti del rispetto e del decoro, la presenza di bandiere di partito.
DOMENICA 2 LUGLIO CETICA
DOMENICA 2 LUGLIO FOIANO
SABATO 22 aprile a PISTOIA intitolazione piazza di Bonelle a
MODESTA ROSSI
medaglia d’oro al valor militare
Edoardo Succhielli (Renzino) – comandante della formazione partigiana nella quale operava Dario Polletti, marito di Modesta – in un libro sulla Resistenza tra l’Arno e la Chiana, pubblicato nel 1979, parla così della giovane contadina: “Al primo posto dovrei collocare la nostra contadina, cuoca animatrice, staffetta, portatrice di armi e di sorrisi”. Modesta Rossi, nonostante fosse madre di cinque figli piccoli (il maggiore aveva sette anni), si era dedicata con tutto il suo impegno alla Resistenza, quando il marito aveva raggiunto i partigiani. Nel giugno del 1944, quando i tedeschi scatenarono feroci rastrellamenti in Val di Chiana, giunsero anche – forse indirizzati da un delatore – alla casa dei Polletti. Sorpresa nella sua abitazione mentre accudiva ai bambini, Modesta rifiutò di dare informazioni ai rastrellatori, che cercavano il marito e altri partigiani. La giovane donna teneva in braccio il bambino più piccolo, di tredici mesi. Furono uccisi, lei e il figlioletto, a colpi di pugnale. Il corpo di Modesta, col bimbo ancora stretto al seno, fu poi ritrovato, con quelli di altre quattro vittime, in una capanna data alle fiamme.
6 aprile
INCONTRO PUBBLICO SALA PROTOMOTECA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO ROMA
http://www.anpi.it/media/uploads/files/2017/04/il_manifesto_6_aprile_2017_Wfm8TSP.jpeg
Domande e risposte sulla Riforma costituzionale e sulla Legge elettorale
29 Luglio 2016
Riforma costituzionale
- Si dice che sono molti anni che si discute e non si è mai fatto nulla. Perché opporsi adesso, quando si decide, finalmente, di fare qualcosa di positivo per l’aggiornamento della Costituzione?
- Non si tratta di fare a tutti i costi, ma di fare bene, aggiornando quando occorre, ma rispettando lo spirito e i valori della Costituzione. Inoltre non è vero che non si sia fatto nulla. Sono stati modificati, in varie occasioni, molti articoli della Costituzione e, in taluni casi, addirittura alcune parti. È vero, invece, che non si è data attuazione a norme fondamentali della Costituzione, ma su nessuna di esse interviene questa riforma.
- Dunque, contrarietà ad ogni modifica del sistema parlamentare?
- Niente affatto: si può correggere il “bicameralismo perfetto” in modo molto semplice e rapido: differenziando, almeno in parte, il lavoro delle Camere (ad esempio, riservando la fiducia al Governo solo alla Camera, e il controllo sull’esecutivo e sull’attuazione ed efficacia delle leggi al Senato). E poi creando un sistema che consenta di approvare insieme le leggi più importanti e che affidi le altre ad un solo ramo del Parlamento, con la facoltà di intervento da parte dell’altro ramo. Questa riforma si sarebbe potuta fare in poco tempo, già col Governo Letta, invece di mettere mano a modifiche molto estese e controverse.
- La riforma abolisce o no il Senato?
- La riforma non abolisce affatto il Senato ed anzi ne ribadisce la funzione legislativa e quella di revisione costituzionale, ma indebolendolo concretamente con la composizione, fatta di Sindaci e Consiglieri regionali, cioè Senatori a tempo parziale.
- Perché l’elezione del Senato dovrebbe essere diretta?
- La riforma Boschi, nell’attribuire ai consigli regionali, e non ai cittadini, il diritto di eleggere il Senato, viola la sovranità popolare, di cui «la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto ( … ) costituisce il principale strumento di manifestazione», come affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014.
Affermare poi che il popolo italiano – con la riforma Boschi – eleggerebbe indirettamente il Senato perché i consigli regionali, eletti dal popolo, eleggerebbero a loro volta i senatori, è una vera baggianata. È come dire che il popolo italiano elegge il Presidente della Repubblica perché il Presidente viene eletto da Camera e Senato, che sono eletti dal popolo. Si tratta di una analogia superficiale e, come tale, giuridicamente improponibile.
In realtà, la cosa più grave è che non si sa neppure come le elezioni avverrebbero “in conformità della volontà popolare”, visto che su questo punto l’art. 2 rinvia ad una legge ordinaria (che non c’è). - Non c’è il lato positivo del risparmio di spesa, visto che la funzione dei Senatori è prestata a titolo gratuito?
- Se si pensa che occorre ridurre il numero dei parlamentari, si può ridurre proporzionalmente il numero dei Deputati e quello dei Senatori. Se invece si riduce drasticamente solo il numero dei Senatori, squilibrando il sistema, vuol dire che il disegno è un altro: praticamente “azzerare” il Senato e dare tutto il potere ad una sola Camera ed a chi la governa. Questo è grave e pericoloso perché elimina il sistema di pesi e contrappesi giustamente disegnato dalla Costituzione.
Quindi, la riforma prevede che i senatori esercitino contemporaneamente anche le funzioni di consigliere regionale o di sindaco, senza considerare che l’importanza e l’onerosità delle funzioni senatoriali (funzione legislativa ordinaria e costituzionale; raccordo tra lo Stato, le Regioni e i comuni, con l ‘Unione Europea; valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni; verifica dell’impatto delle politiche dell’Unione Europea sui territori ecc. ecc.) ne renderebbero aprioristicamente impossibile il puntuale espletamento. I futuri 100 senatori, in quanto Sindaci o Consiglieri regionali, non saranno compensati per le loro funzioni di Senatore, ma avranno soltanto un “rimborso spese” di imprecisabile dimensione (anche se è difficile credere che si faccia un lavoro in più gratuitamente). Godranno dell’insindacabilità giudiziaria per i fatti posti in essere nell’esercizio delle proprie funzioni – il che è condivisibile – e, ancorché Senatori, solo part-time, godrebbero anche dell’immunità “personale” dagli arresti, dalle perquisizioni personali e domiciliari, e dai sequestri della corrispondenza, col rischio – connesso all’abnorme numero dei Consiglieri regionali attualmente indagati o addirittura rinviati a giudizio – di trasformare il Senato in un “refugium peccatorum”. Inoltre, è pacifico che verranno poi fuori le solite “diarie” e resteranno comunque in piedi tutte le costose strutture del Senato. - Ci sarà uno snellimento al procedimento legislativo.
- Non è vero, perché sono previsti molti tipi e molte modalità di esercizio della funzione legislativa (secondo alcuni, sette, secondo altri, assai di più); l’art. 70 della Costituzione si risolveva in una riga e mezzo, quello “nuovo” si protrae per tre pagine ed è indice solo di confusione, conflitti, rallentamento.
- Ma questo che viene configurato è il Senato delle autonomie?
- No, perché non rappresenta le Regioni, ma assegna solo determinati poteri a Consiglieri regionali e Sindaci. In Paesi come la Germania, è il Governo dei Lander (Regioni) che elegge il Senato e così nasce una vera rappresentanza.
- La riforma attribuisce poteri legislativi all’Esecutivo, cioè al Governo?
- La riforma amplia il potere d’iniziativa legislativa del Governo mediante la previsione di disegni di legge «attuativi del programma di governo», da approvare, da parte della Camera dei deputati, entro 70 giorni dalla deliberazione d’urgenza dell’assemblea. Il che rischia di restringere ulteriormente gli spazi per l’iniziativa legislativa parlamentare – attualmente ridotti al solo 20 per cento – grazie a possibili capziose interpretazioni estensive sia del concetto di “programma di governo”, sia del concetto di “attuazione del programma”. In altre parole, si finirebbe per mettere nelle mani del Governo l’agenda dei lavori della Camera.
- Quale sarebbe la posizione costituzionale del Premier grazie alla riforma Boschi e all’ltalicum?
- II nostro ordinamento si orienterebbe di fatto verso un “premierato assoluto”, grazie all’Italicum e alla riforma Boschi: I’Italicum trasformerebbe il voto al partito del leader in un’investitura quasi diretta del Premier e la legge Boschi eliminerebbe il Senato come potenziale contro-potere esterno della Camera senza prevedere efficaci contro-poteri interni. Col duplice rischio, connesso all’ ”uomo solo al comando”, di produrre eccessivi squilibri di rappresentanza e di condizionare addirittura i poteri del Presidente della Repubblica.
- Ma perché si sono raccolte le firme se il referendum è stato già chiesto da parlamentari e dal Governo?
- Le firme si raccolgono per vari motivi: 1) perché si coinvolgono i cittadini, informandoli e rendendoli consapevoli dei problemi di cui si sta discutendo; 2) perché è sempre bene entrare in gioco in modo attivo e non solo operando di rimessa, specialmente quando è in campo il Governo, che non dovrebbe occuparsi di riforme costituzionali, ma ha strumenti rilevanti per informare e convincere gli elettori; 3) perché raggiungendo il numero di firme necessarie e depositate in Cassazione, si acquisisce il diritto a spazi televisivi, radiofonici ed a rimborsi in caso di successo. Questo è importante per partecipare, a pieno titolo, alla fase decisiva della campagna referendaria ed anche per avere rimborsi delle spese sostenute e spesso volontariamente anticipate da cittadini volonterosi ai quali potrebbero essere restituite.
- Cosa accadrà se vincerà il NO? Sarà il caos?
- Trattandosi di riforma costituzionale, non succederà nulla. Tutto resterà come prima, sul piano costituzionale, essendosi però evitato uno stravolgimento del sistema costituzionale e restando ben aperta la possibilità di apportare quelle opportune modifiche, ritenute necessarie per correggere il cosiddetto “bicameralismo perfetto”. Quanto alle conseguenze politiche, ne ha parlato solo il Presidente del Consiglio. Noi siamo di diverso avviso e non lasciamo entrare la politica-partitica nella campagna referendaria. Escludiamo, in ogni caso, il caos; il Governo andrà avanti fino a che il Parlamento gli darà la fiducia. E questo non c’entra nulla con le riforme costituzionali.
Quanto agli aspetti economici, è singolare il fatto che sia la Confindustria a prospettare il disastro economico. Ogni volta che i “poteri forti” si occupano della Costituzione c’è da preoccuparsi e da temere che si perseguano interessi particolari, anziché l’interesse pubblico. - Ci sono altre misure, nella legge sulla riforma del Senato, che suscitano perplessità e/o contrarietà?
- Certamente: mentre si parla di partecipazione e della necessità di rafforzarla, si triplica il numero delle firme necessarie per i progetti di legge di iniziativa popolare; e non si fissano termini per la trattazione dei progetti in Parlamento, rinviando la questione ai regolamenti parlamentari.
Anche per il referendum, si finisce – in sostanza – per aumentare il numero delle firme necessarie (portandole a 800.000); inoltre, si rinvia alle calende greche ogni provvedimento sulla tutela delle minoranze e lo “statuto delle opposizioni”, richiesto da tutti a gran voce. - Ma almeno la durata delle due Camere è la stessa?
- No, perché quella della Camera resta prestabilita, mentre quella del Senato è legata alle vicende degli organi da cui provengono i Senatori (Regioni e Comuni).
Legge elettorale
- La nuova legge elettorale ha recepito molte delle osservazioni pervenute da varie parti e fatte proprie dalla Corte Costituzionale; e dunque è ora necessaria ed utile.
- Non è così; la legge elettorale è stata oggetto di vari ripensamenti e poi costruita sul modello di un partito che vince le elezioni superando il 40% e ottenendo un premio di maggioranza che gli consente di raggiungere il 54%, cioè 340 deputati su 630. Così governa da solo, tanto più che non è più disturbato dal Senato, privato di reali poteri.
- Il cittadino può liberamente esprimersi e non più dipendere dalle scelte dei partiti?
- Non è vero: restano 100 capilista che vengono praticamente nominati dai partiti; in più, per essi c’è la possibilità di presentarsi in più circoscrizioni ed esercitare solo in seguito l’opzione, col risultato che sarà eletto, ancora una volta, chi è stato designato dal partito di provenienza. In più c’è anche il premio di maggioranza, che praticamente distorce la volontà popolare, mutando in modo consistente la composizione della Camera. Le preferenze ci sono (due) ma rappresentano la parte minore e secondaria, restando esclusi comunque i capilista.
- Essendo stato previsto il ballottaggio ed essendo escluse le coalizioni, vincerà comunque il migliore.
- Non è così: al ballottaggio, non essendo previsto un quorum, vince chi ha più voti e prende il premio di maggioranza anche se i voti sono stati assai pochi (è stato ipotizzato che potrebbe “conquistare” la Camera, con tutte le conseguenze già dette, il partito che ha ottenuto solo il 25 % dei voti. Davvero questo rappresenterebbe la volontà popolare?).
- La legge elettorale non è nella Costituzione e quindi non si tratta di una riforma costituzionale; perché dunque se ne parla nella campagna referendaria sulla Riforma del Senato?
- La ragione è semplice: è un problema di democrazia e di rappresentanza; se due leggi, contemporaneamente, tolgono spazi di rappresentanza ai cittadini, incidono sulla pienezza dell’esercizio della sovranità popolare, alterano il sistema di poteri e contropoteri deliberato dalla Costituzione, finiscono inesorabilmente per influenzarsi a vicenda e soprattutto per porre, unitariamente, un problema di democrazia, che entra sempre in gioco quando si incide sulla rappresentanza e sulla libera manifestazione della volontà dei cittadini, cui spetta per indicazione della Costituzione, la sovranità popolare.
- Ora si parla molto di modificare la legge elettorale. Lo dicono tutti, che è necessario, e sembra disponibile anche il partito di maggioranza. Dunque, non ha più senso insistere sugli aspetti negativi della attuale legge elettorale?
- Ancora una volta si dice il falso. Nessuna delle proposte di modifica in discussione riguarda i punti più delicati e negativi dell’attuale legge, come l’eccessivo premio di maggioranza e soprattutto la permanenza di troppi “nominati” dai partiti e non eletti dai cittadini.
GIORNATA DEL TESSERAMENTO SEZIONE ANPI DI AREZZO
INIZIATIVA IN RICORDO DELLA PARTENZA DEI VOLONTARI A SAN GIOVANNI VALDARNO
PER IL GIORNO DELLA MEMORIA
2017
AREZZO