XVII CONGRESSO PROVINCIALE ANPI AREZZO
Il 26 febbraio 2022 presso la sala della CGIL di Arezzo si svolgerà il XVII Congresso provinciale dell’ANPI
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“Piena solidarietà alla CGIL e il 16 ottobre tutti in piazza: Mai più fascismi!”
10 Ottobre 2021
Comunicato del Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza
Il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza esprime piena e appassionata solidarietà alla CGIL per il vile assalto fascista di ieri alla sede nazionale. Quello che è successo è di una gravità inaudita e richiama esplicitamente gli attacchi squadristici al sindacato negli anni Venti. È giunto il momento di una netta e profonda assunzione di responsabilità da parte di tutte le autorità competenti: vengano immediatamente sciolte le organizzazioni neofasciste a partire da Forza Nuova. Non sono più tollerabili aggressioni e intimidazioni. Il fascismo ha distrutto l’Italia e non può avere cittadinanza nel Paese. Per questo invitiamo tutte le democratiche e i democratici, le antifasciste e gli antifascisti a partecipare alla grande manifestazione nazionale di sabato 16 ottobre indetta da CGIL, CISL, UIL: MAI PIU’ FASCISMI!
ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
AICVAS – Associazione Italiani Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna
ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti
ANEI – Associazione Nazionale Ex Internati
ANFIM – Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri
ANPC – Associazione Nazionale Partigiani Cristiani
ANPPIA – Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti
ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia
FIAP – Federazione Italiana Associazioni Partigiane
FIVL – Federazione Italiana Volontari della Libertà
“INSIEME A TE NON CI STO PIÙ”
24 Novembre 2020
Il manifesto per il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, promosso da ANPI, ARCI, CGIL, CISL, Libera, UIL e realizzato dal Maestro Ugo Nespolo
“Referendum sulla riduzione dei parlamentari: perché votiamo NO”
24 Luglio 2020
Le ragioni della scelta dell’ANPI in un volantino e in un vademecum. Il manifesto nazionale
- SCARICA IL VADEMECUMVADEMECUM_PERCHE_VOTIAMO_NO.pdf [1.3 MB]
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Mattarella: “Debellare il razzismo riguarda il destino stesso del genere umano”
27 Gennaio 2020
Intervento del Presidente della Repubblica, al Palazzo del Quirinale, in occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria
Rivolgo un saluto ai sopravvissuti ai campi di sterminio qui presenti, ai Presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio e della Corte Costituzionale, a tutti i partecipanti a questo evento e a quanti lo seguono in tv o attraverso altro mezzo.
Desidero anzitutto associarmi, con commozione, al dolore per la recente scomparsa di tre dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti: Alberto Sed, Piero Terracina e Franco Schoenheit.
Come i pochi altri che sono tornati dai campi della morte, hanno testimoniato, in vita, il dovere doloroso della memoria. Hanno dimostrato che i nazisti potevano distruggere le loro vite e quelle dei loro cari, ma non sono riusciti a cancellare quanto c’era nel loro animo.
Desidero riferirmi a loro con un’espressione ebraica molto intensa, che si utilizza quando scompare una persona cara: “Che il loro ricordo sia di benedizione”.
Il loro ricordo, il ricordo delle sofferenze indicibili patite da una moltitudine di persone, impegna, ancor di più, a tramandare la memoria della Shoah; e a riflettere sulle sue origini e sulle sue devastanti conseguenze.
Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti e hanno contribuito a rendere questo momento del Giorno della Memoria efficace e coinvolgente.
La bravissima conduttrice Stefania Battistini, il dottor Sonnino, con la sua interessante relazione, la ministra della scuola, Lucia Azzolina, la presidente dell’Ucei Noemi di Segni, due “Figlie del Dopo” Rosanna Bauer e Federica Wallbrecher, che ci hanno recato la loro toccante testimonianza insieme ai ragazzi delle scuole, Eden e Giulio. Grazie a Valentina Bellé; a Ludovica Valori e al suo gruppo che, con le parole e la musica, ci hanno introdotto emotivamente nel mondo buio della Shoah.
Un saluto particolare, insieme ai sopravvissuti presenti qui, va a quelli che si trovano nelle scuole, nelle piazze, nei convegni per recare la loro testimonianza, così importante e preziosa, di umanità e di rifiuto dell’odio.
Rivolgo un pensiero riconoscente alla memoria tutti i militari italiani deportati nei lager nazisti, per il loro netto e coraggioso rifiuto di servire, dopo l’8 settembre, gli aguzzini di Hitler.
Esprimo gli auguri più intensi di buon lavoro alla professoressa Milena Santerini, designata coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. Una nomina che pone l’Italia all’avanguardia nel contrasto a un fenomeno odioso. Purtroppo non scomparso, come abbiamo visto anche di recente, con l’ignobile scritta sul muro di una casa di Mondovì.
Il giorno della Memoria – che si celebra ogni anno anche qui, al Quirinale – non può e non deve esaurire la riflessione su quello che accadde, nella prima metà del secolo scorso, nel cuore del nostro Continente.
La Shoah, per il suo carattere unico e terribile, trascende la dimensione storica del suo tempo e diventa monito perenne e lezione universale.
Nell’arco di un quinquennio, il regime nazista ha cancellato la vita di quasi sei milioni di donne, uomini, bambini perché ebrei. Soltanto la sconfitta militare ha evitato che Hitler – e i suoi gregari presenti nel resto d’Europa – raggiungessero il delirante obiettivo di sterminare l’intero popolo ebraico. Un popolo radicato, da tempo immemorabile, nel continente europeo. Una presenza, una cultura costitutive della storia e della stessa identità europea.
Winston Churchill scrisse che la Shoah era stata «il crimine più grave e più mostruoso mai perpetrato nella storia dell’umanità». Per brama di conquista e di dominio, a causa della sua perversa concezione di superiorità razziale, il nazismo scatenò una guerra che provocò cinquantacinque milioni di morti e causò la rovina della stessa Germania e dei suoi subalterni alleati.
Le conseguenze dell’abominio razzista si riversarono, luttuosamente e inevitabilmente, sul mondo intero. Perché la Shoah riguardava, e riguarda, tutti, non soltanto gli ebrei, che ne furono le vittime designate. In quegli anni orrendi e funesti – dominati dalla violenza, dall’odio, dalla sopraffazione – fu infatti posto a rischio il concetto stesso di umanità. E il suo futuro.
La storia dell’uomo è costellata, purtroppo, da tempi antichi, di massacri, guerre e genocidi. Di regimi violenti, oppressivi, arbitrari. Ma, parallelamente, con il trascorrere dei secoli, si sono via via fatte strada – con fatica ma con costanza – correnti di pensiero che hanno posto al centro della propria riflessione la dignità di ogni persona, l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali e il dovere di porre dei limiti al potere assoluto.
Il secolo scorso, il Novecento, si apriva in Europa con l’aspirazione di portare finalmente a compimento la libertà, l’eguaglianza, la fraternità degli uomini.
Nel giro di pochi anni, al contrario, dalle macerie fumanti della Grande Guerra presero corpo fantasmi e ideologie aberranti, che cancellarono secoli di conquiste e di civiltà, facendo precipitare l’Europa e il mondo nell’abisso più cupo e più perverso della sua storia.
Nella Germania di allora elementi di antisemitismo, di natura religiosa o culturale, già presenti, da secoli, su tutto il territorio europeo, si congiungevano fino a confondersi con teorie pseudoscientifiche di stampo razzista e con le perniciose ideologie del nazionalismo pangermanista e dello “spazio vitale”; inteso come territorio assegnato dal destino al popolo dei cosiddetti “ariani” e abusivamente occupato da popolazioni inferiori.
Nella concezione nazista distorta, come ha ben scritto lo storico Georges Bensoussan, “la nazione non è un patto tra cittadini liberi che sanno essere una comunità di destino” ma “un’emanazione della razza, del sangue e del suolo, una ‘lotta per la vita’ che schiaccia le etnie più deboli”.
E se, in questa farneticante, odiosa gerarchia di razze umane, il vertice era occupato dagli ariani, al livello più infimo si voleva collocare gli ebrei. Talmente esecrati, da non meritare nemmeno la mesta sorte di servire – come schiavi – i popoli cosiddetti superiori. L’unico implacabile destino che il III Reich assegnava agli ebrei era quello della distruzione, della totale cancellazione. Un obiettivo per la prima volta concreto, da raggiungere a ogni costo. E senza risparmio di mezzi.
Milioni di donne, uomini, bambini, in massima parte ebrei, ma anche rom, omosessuali, dissidenti, testimoni di Geova, malati di mente, disabili, furono fucilati, fatti morire di fame o sterminati nei camion e nelle camere a gas, bruciati nei forni o nelle fosse comuni, senza nemmeno il diritto al nome e al ricordo.
Nel gergo disumano delle SS erano semplicemente “stuck”, pezzi, oggetti inanimati e senza alcun valore.
Scrisse Hanna Arendt: “Morirono come bestiame, come cose che non avevano né corpo né anima e nemmeno un volto su cui la morte avrebbe potuto apporre il suo sigillo”.
Del resto, prima ancora di toglier loro la vita, i nazisti avevano sottratto alle vittime le caratteristiche, le qualità, le peculiarità che costituiscono l’essere umano, di tutti e di ciascuno.
Le leggi razziali, in Germania – come in Italia – negavano agli ebrei l’istruzione, l’affettività, il lavoro, la proprietà, la casa, la cittadinanza, i diritti. Negare l’umanità per poi sopprimere.
E tutto questo avveniva nell’indifferenza di tanti. L’indifferenza: anticamera della barbarie. Un’indifferenza diffusa. Anche in Italia.
Ma nei campi di sterminio non si progettava soltanto, su scala industriale, la morte di milioni di esseri innocenti. Da quelle “città di cenere” sarebbe dovuto nascere l’uomo nuovo, la razza eletta, destinata a dominare il mondo per i millenni futuri.
Il dottor Mengele, l’angelo della morte di Auschwitz, non era solo il medico che – tradendo ignobilmente il proprio compito – decideva, con un gesto della mano, della vita o della morte di migliaia e migliaia di persone. Era anche lo pseudo scienziato, apprezzato e incoraggiato dal Reich, che, vivisezionando, senza alcuno scrupolo, esseri umani, particolarmente i bambini, cercava di apprendere i segreti dei concepimenti gemellari, per aumentare la prolificità delle donne ariane o per scoprire il sistema per trasformare il colore degli occhi in azzurro.
Lo sterminio del “popolo eletto” si poneva, nella scellerata e farneticante concezione nazista, come condizione necessaria per garantire un futuro di prosperità alla razza ariana.
I responsabili della Shoah non furono soltanto un piccolo manipolo di criminali, un gruppo di sadici assetati di sangue, un’avanguardia fanatica e indottrinata pronta a tutto. Per far funzionare a regime la poderosa macchina dello sterminio venne coinvolto almeno un milione di persone. Non soltanto carcerieri e aguzzini, ma anche industriali, ferrovieri, impiegati, medici, ingegneri, chimici, giuristi, poliziotti. Senza contare l’approvazione tacita o la partecipazione attiva di comuni cittadini di tutta Europa, che accompagnava le atrocità naziste.
E tornando a Mengele, non si può fare a meno di ricordare la rete di protezione e complicità insospettabili che gli permise, nel dopoguerra, di sottrarsi, al pari di molti altri gerarchi, al giudizio per gli efferati crimini contro l’umanità, continuando a esercitare, sotto mentite spoglie, la professione di medico, così gravemente tradita.
È doveroso ricordare – e celebrare – i tanti eroi, i “giusti” delle Nazioni, che, a rischio della vita, hanno salvato decine e decine di ebrei in pericolo. I loro gesti, coraggiosi e temerari, sono come piccole fiaccole di luce e di speranza che hanno rischiarato una notte di tenebre.
Al contempo, non possiamo coprire con una coltre di oblio i nomi, gli autori, i responsabili di tante efferatezze.
In Italia, sotto il regime fascista, la persecuzione dei cittadini italiani ebrei non fu, come a qualcuno ancora piace pensare, all’acqua di rose. Fu feroce e spietata. E la metà degli ebrei italiani, deportati nei campi di sterminio, fu catturata e avviata alla deportazione dai fascisti, senza il diretto intervento o specifica richiesta dei soldati tedeschi.
Tra il carnefice e la vittima non può esserci mai una memoria condivisa.
Il perdono esiste: concerne la singola persona offesa.
Ma non può essere inteso come un colpo di spugna sul passato.
La memoria delle vittime innocenti di quelle atrocità è patrimonio dell’intera nazione, che va onorato, preservato e trasmesso alle nuove generazioni perché non avvengano mai più quegli orrori.
La settimana scorsa sono stato a Gerusalemme, insieme a molti altri capi di Stato, per il 75° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz. È stata una occasione preziosa – un’occasione storica – per ribadire, una volta per tutte, l’impegno della comunità internazionale contro il razzismo, l’odio, la guerra e la sopraffazione. Contro l’antisemitismo, di vecchio e di nuovo conio, che talvolta si traveste da antisionismo, negando il diritto all’esistenza dello Stato di Israele.
La considerazione che ogni uomo è depositario di eguali e inviolabili diritti e che nessuno può essere discriminato a causa del sesso, della razza, della religione, del ceto sociale, è un principio inderogabile, scritto con chiara fermezza, nella nostra Costituzione Repubblicana.
Questo principio, affermato anche nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo, deve guidare sempre di più la comunità internazionale nella risoluzione dei conflitti e delle controversie, che sovente nascono da volontà di discriminazione e dal mancato riconoscimento della dignità dell’altro.
La terribile stagione del nazismo non fu solo, come hanno notato con acume diversi studiosi, una curva a gomito nel cammino della storia, la regressione verso un tempo lontano e barbarico, in cui tornava a vigere la legge del più forte, la tracotanza del potere assoluto.
Nel nazismo concezioni disumane e arretrate, retaggio del passato, convivevano e anzi si fondevano con l’utilizzo dei più moderni ritrovamenti in campo scientifico e tecnologico; e un’avanzata organizzazione dello Stato permise di realizzare un efficacissimo e capillare sistema burocratico, totalmente proteso verso l’obiettivo finale, lo sterminio degli ebrei. La più grande e moderna macchina di morte, al contempo brutale e sistematica, mai costruita dall’uomo.
Per fare davvero i conti con la Shoah, allora, non dobbiamo più rivolgere lo sguardo soltanto al passato.
Perché il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica, ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo.
E debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano.
Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
27 gennaio 2020
(da www.quirinale.it)
Nespolo: “Dedichiamo il Giorno della Memoria a Lidia Beccaria Rolfi, deportata politica”
27 Gennaio 2020
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, in occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria
Il “Giorno della Memoria”, che si celebra oggi in tutta Italia, è un’occasione preziosa, nel nostro Paese ed in Europa, per ricordare a tutti e per far conoscere ai giovani quale orrore e quale violenza si annidino dentro ogni azione o pensiero razzista e fascista.
Quest’anno desidero dedicare il mio più affettuoso ricordo a Lidia Beccaria Rolfi, deportata politica, sopravvissuta al lager, autrice del volume “Le donne di Ravensbruck “. La sua casa è stata bersaglio, pochi giorni fa, di un vile oltraggio di marca nazista. Alla memoria di questa eroica donna, così come a quella di milioni di deportati ebrei, rom, omosessuali, politici e tanti altri che aiutarono i perseguitati, dedichiamo il nostro impegno di ogni giorno per combattere odio, violenza, razzismo e, prima di tutto, ignoranza. E per un’ Italia e un’ Europa di libertà, giustizia sociale e Pace.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
27 gennaio 2020
L’ANPI aderisce alla Giornata di mobilitazione internazionale per la pace
20 Gennaio 2020
Il 25 gennaio 2020 in tutto il mondo. In Italia è promossa dalla Rete della Pace. Il testo dell’appello
SCARICA IL TESTO DELL’APPELLO E LE ADESIONI: https://www.retedellapace.it/2020/01/25-gennaio-2020-giornata-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace/
Nespolo: “Il mostro del fascismo e della eversione è sempre dietro l’angolo”
13 Dicembre 2019
Il discorso della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, alla manifestazione di Milano per il cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana50° anniversario della strage di Piazza Fontana – Milano, 12 dicembre 2019Intervento di Carla Nespolo, Presidente nazionale ANPISiamo qui, questa sera, per ricordare, con lo stesso strazio di allora, quel terribile giorno della strage. Quell’ora. Quel dolore.La presenza del Presidente della Repubblica (che anche l’ANPI desidera salutare con gratitudine e affetto) ha reso ancora più significativa e importante questa giornata.Faccio parte di quella generazione che c’era.Che lesse le notizie dei giornali e le ascoltò in televisione.Ricordo, come fosse oggi, lo sgomento, l’orrore e l’indignazione. Conoscemmo una per una le biografie delle vittime e ogni volta che vi ripensavamo aumentava il dolore e la sfiducia.Iniziava la stagione della strategia della tensione.Oggi lo sappiamo: nei fatti fu il terribile tentativo dell’eversione fascista e dei servizi deviati di scaricare sulla giovane democrazia italiana, non solo la colpa della strage, ma la responsabilità del proprio fallimento.Per questo ci si aprì il cuore quando le fabbriche si fermarono. E i tre sindacati uniti indissero lo sciopero generale. Le tute blu marciarono in prima fila per tutta Milano.Ancora una volta toccò al popolo e in primis alla classe operaia, essere baluardo di pace e civiltà.Toccò ai famigliari delle vittime (straziati dal dolore) prendere il fuoco dell’indignazione e anche della lotta contro l’eversione nera. C’ero quando ci giunse la notizia della morte di Pino Pinelli (suicidio, ci disse la Tv). Noi non ci credemmo e continuammo a gridare forte il nostro dolore e il nostro rifiuto della violenza.Tanti di noi, c’erano. E saluto con affetto la moglie e le figlie di Pinelli. E per tutti saluto il prof. Carlo Smuraglia, Presidente emerito dell’ANPI, che fu il difensore della famiglia.La nostra memoria corre anche agli anni successivi: alla strage di Brescia e dell’Italicus e di Bologna.Sempre la giovane, confusa democrazia italiana, seppe resistere e alla fine vinse.Avevamo imparato dalla Resistenza ad essere uniti, a far sì che le nostre differenze fossero una risorsa e non un ostacolo a lottare uniti contro il fascismo e l’eversione dei servizi.Oggi mi chiedo: chi non ha vissuto quegli anni come può comprendere il crogiuolo di cambiamento di cui furono portatori?In sostanza dobbiamo chiederci: i giovani, i giovani di oggi, cosa sanno di quegli anni? Poco o nulla. La scuola spesso non ne parla. La famiglia neppure. Anche in questo caso, come per la Lotta di Liberazione è importante impegnarsi per la trasmissione della memoria. Non solo per il doveroso ricordo di chi non c’è più ma per capire che il mostro del fascismo e della eversione è sempre dietro l’angolo e bisogna combatterlo, ogni giorno.Si avvicina il Natale regaliamolo ai nostri giovani un libro: un buon libro che racconti con serietà la storia di Piazza Fontana. Abbiamo bisogno di conoscere per capire e perché non accada mai più.La bellissima frase della Senatrice Liliana Segre che chiede ai giovani che in queste settimane hanno riempito con la loro voglia di futuro le piazze italiane diventi il nostro slogan: «Siate, ragazzi, “le sentinelle della memoria”».Mi fa piacere in questa giornata evidenziare una buona e importante notizia: finalmente si farà a Milano, dove la Resistenza è nata, un vero e importante Museo Nazionale della Resistenza. L’annuncio dato dal Ministro Franceschini, l’impegno del Comune di Milano e del Sindaco Sala sono la risposta migliore a chi vorrebbe che tornassimo indietro, che perdessimo memoria, che sottovalutassimo la Costituzione. Non sarà così.Siamo impegnati come ANPI anche a raccogliere le testimonianze dei partigiani ancora viventi e per partigiani intendiamo anche i protagonisti della lotta contro il terrorismo. In prima fila chi non c’è più: l’innocente Pino Pinelli; l’innocente Pietro Valpreda; l’innocente popolo italiano che ha saputo agire e reagire. Quel popolo a cui spetta, come dice la nostra Costituzione, il potere sovrano.E dunque ancora una volta in questa memorabile giornata è la Costituzione la nostra guida e il nostro faro contro il terrorismo per la pace, per la giustizia sociale.Infine, invio da questa piazza un affettuoso saluto alla nuova Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, la cui elezione è anche simbolo di quanto cammino hanno fatto le donne nel nostro Paese.
Ad Acqui Terme un viale dedicato a Camilla Ravera
9 Novembre 2019
Nell’ambito dei lavori del Consiglio nazionale ANPI (Acqui Terme 9/10 novembre) un omaggio alla perseguitata antifascista e senatrice. “Quando nel 1982 fu nominata Senatrice a vita dal Presidente Pertini e fece il suo ingresso a Palazzo Madama, tutta l’Assemblea si alzò in piedi” ricorda Carla Nespolo
Un centralissimo viale di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, sarà intitolato a Camilla Ravera, prima Senatrice a vita della Repubblica italiana, nata 130 anni fa nella città piemontese. La dedica è frutto del lavoro dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di concerto con l’Amministrazione cittadina, e l’occasione scelta dal Comune per l’intitolazione è altamente simbolica: lo svolgimento ad Acqui del Consiglio Nazionale dell’ANPI, che riunisce in questi giorni oltre 150 dei massimi dirigenti nazionali e provinciali dell’Associazione. Camilla Ravera, antifascista, dirigente comunista, arrestata nel 1930, venne condannata dal regime a 15 anni di carcere e ne scontò cinque in cella e il resto al confino, fu a Ventotene al tempo in cui nell’isola c’era, tra gli altri, Umberto Terracini. Sarà poi tra le fondatrici dell’UDI (Unione Donne Italiane) e nel dopoguerra parlamentare per due legislature. “Ho avuto il privilegio di conoscerla nel 1976 – ricorda Carla Nespolo, Presidente Nazionale dell’ANPI – quando aprì la prima seduta del nuovo Parlamento, in qualità di componente più anziana, mentre io ero la più giovane a Montecitorio. Quando nel 1982 fu nominata Senatrice a vita dal Presidente Pertini e fece il suo ingresso a Palazzo Madama, tutta l’Assemblea si alzò in piedi. Ciò non è avvenuto ai nostri giorni, con l’astensione della destra nel voto sulla Commissione per il contrasto all’intolleranza, al razzismo, all’antisemitismo e all’istigazione all’odio e alla violenza, voluta dalla Senatrice a vita Liliana Segre. A lei, sopravvissuta ai campi di sterminio, esprimo ancora una volta la mia vicinanza. Bersaglio di vergognosi insulti e minacce, costretta a novant’anni a vivere sotto scorta, le giunga dalla nostra Assise l’abbraccio di tutta l’ANPI”. Sarà proprio Carla Nespolo a guidare la delegazione di partigiani e cittadini che parteciperà all’intitolazione a Camilla Ravera. Anche l’Amministrazione comunale del Sindaco Lorenzo Lucchini sarà rappresentata da una donna, l’Assessora alla Cultura Alessandra Terzolo. L’appuntamento
è fissato alle 8.45 di domani mattina, domenica 10 novembre, davanti al Grand Hotel Nuove Terme. Da lì si snoderà un corteo fino a piazza S. Guido dove sarà scoperta la targa sul viale prospiciente, d’ora in poi intitolato a Camilla Ravera.
L’ANPI nazionale: “L’astensione del centro-destra sulla Commissione Segre rischia di legittimare il razzismo”
31 Ottobre 2019
Comunicato della presidenza e della Segreteria nazionali ANPI
La Presidenza e la Segreteria nazionali ANPI esprimono soddisfazione e apprezzamento per il voto favorevole del Senato all’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio. Un importante e concreto segnale di civiltà democratica sollecitato dall’instancabile, coraggiosa e preziosa Senatrice a vita Liliana Segre. Nel contempo, esprimono profonda preoccupazione e condanna rispetto all’astensione da parte dei senatori delle forze politiche di centro-destra, un atteggiamento grave e fortemente irresponsabile, in quanto interpretabile come atto di legittimazione dei fenomeni che la Commissione intende contrastare.
La Presidenza e la Segreteria nazionali ANPI
Roma, 31 ottobre 2019
ANPI, ARCI, CGIL e Legambiente alle Istituzioni europee: “Si avvii in Siria una forte e decisa azione diplomatica”
9 Ottobre 2019
Il testo dell’appello lanciato a seguito della grave situazione creatasi al confine tra Turchia e Siria
Alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen
All’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
Al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte
Al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio
Alla Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati
Al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico
Viviamo con angoscia queste ore nelle quali si sta minacciosamente aggravando la situazione al confine tra Turchia e Siria, una regione già funestata da una guerra cruenta di molti anni che ha prodotto innumerevoli vittime, soprattutto tra i civili.
A seguito delle improvvide dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che annunciavano il ritiro delle truppe americane dai quei territori, anche se oggi smentite – il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha dato avvio ai bombardamenti e all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde, con le quali lo Stato Turco ha ormai da diversi decenni un rapporto più che conflittuale.
L’esercito formato interamente da donne e uomini di etnia curda è stato negli ultimi anni alleato delle forze occidentali e protagonista nel respingimento dell’avanzata dell’Isis, per la cui causa ha pagato un ingente prezzo di sangue.
La convivenza tra la popolazione turca e curda in queste regioni è stata storicamente possibile e potrà esserlo ancora solo se lo Stato Turco accetti di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori.
La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia, hanno ancora fresco un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti fino alla morte per fermare il comune nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza e serenità dell’Europa e del nostro Paese, di noi tutti.
Chiediamo che si avvii immediatamente una forte e decisa azione diplomatica perché:
• cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio curdo;
• si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale;
• si provveda all’invio di soccorsi per eventuali feriti;
• si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano;
• si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
ANPI
ARCI
CGIL
LEGAMBIENTE
Roma, 9 ottobre 2019
“L’ANPI esprime forte dissenso sul taglio del numero dei parlamentari”
8 Ottobre 2019
Il testo della presa di posizione della Segreteria nazionale ANPI
Esprimiamo preoccupazione e dissenso sulla riforma costituzionale in corso di approvazione, che taglia drasticamente il numero di parlamentari.
La motivazione prevalente, se non esclusiva, di questa riforma, è un risparmio per le casse dello Stato. Tale risparmio in realtà è così esiguo da essere del tutto irrilevante per i conti pubblici; per di più sarà operativo fra anni, e comunque una riduzione dei costi non può essere l’obiettivo di una riforma che incide profondamente sulla natura della democrazia italiana. Questa motivazione rievoca una vecchia tara di una parte della politica italiana: l’antiparlamentarismo, cioè il vedere negli eletti non i rappresentanti del popolo, vale a dire coloro sui quali grava una delle più alte responsabilità nella costruzione delle regole del vivere comune, ma un gruppo di persone di scarsa qualità, il cui obiettivo dominante è quello della conservazione di un posto di privilegio. Si nega al parlamentare la dignità dell’istituzione che rappresenta, e questo è un colpo all’intera impalcatura della Repubblica, quando invece bisogna ribadire e rafforzare proprio la centralità del Parlamento.
Scompaiono le dimensioni che dovrebbero essere maggiormente curate e sollecitate, e cioè l’esperienza, l’efficienza, la competenza, la ricerca, la passione per il bene collettivo, e rimane una visione umiliante ed umiliata del ruolo del Parlamento, i cui ranghi ridotti più difficilmente garantiranno la rappresentanza popolare a tutto vantaggio di un esecutivo, il Governo, sempre più potente e meno controllato.
Il provvedimento, oltre ad indebolire il ruolo di rappresentanza del Parlamento, renderà precario e macchinoso il funzionamento delle commissioni e di ogni altro suo organo. Occorre una nuova legge elettorale proporzionale con sbarramento che riduca il danno di una riforma che, con l’attuale legge elettorale, cancellerebbe dal Parlamento varie forze politiche. In particolare occorre ridisegnare i collegi elettorali e rivedere i criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni. Ma tutto ciò non c’è ancora e comunque non basterebbe a sopperire ai danni di una riforma che pone l’Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari, modificando radicalmente la volontà dei Costituenti che decisero quel numero di parlamentari proprio in rapporto al numero di abitanti e di elettori del tempo per garantire una corretta rappresentanza.
La Costituzione non è intoccabile, ma non si può cambiare in modo superficiale ed improvvisato, senza alcuna considerazione delle conseguenze istituzionali e pratiche di ogni sua modifica.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
Roma, 8 ottobre 2019
Il Coordinamento donne dell’ANPI aderisce alla manifestazione nazionale del 28 settembre a Roma contro il Decreto Pillon
26 Agosto 2019
Il testo dell’adesione e quello del documento con cui varie associazioni hanno promosso la manifestazione prevista per il 28 settembre alle ore 14.30 in Piazza della Repubblica a Roma
Anche il Coordinamento Nazionale Donne ANPI aderisce alla manifestazione del 28 settembre a Roma per dire “No Pillon e DDL collegati”. Saremo in piazza insieme ai Movimenti Femministi, alle Associazioni di donne, i Centri antiviolenza, i Collettivi e le Organizzazioni che l’hanno indetta, perché convintamente contrarie a questo devastante progetto politico che annullerebbe i diritti conquistati con anni di lotte, ridefinendo i rapporti sociali in chiave illiberale e sessista.
Il documento della manifestazione:
“Siamo le donne che hanno lottato per il nuovo diritto di famiglia, per il divorzio e la legge 194.
Siamo le donne che hanno definito lo stupro reato contro la persona e non contro la morale, lottando per cancellare le norme ereditate dal codice fascista Rocco insieme al delitto d’onore, al matrimonio riparatore, allo ius corrigendi del marito, titolare di ogni potere su moglie e figli.
Siamo le donne che da sempre si battono contro la violenza maschile fuori e dentro la famiglia.
Siamo le donne dei Centri antiviolenza femministi.
Siamo le donne che hanno lottato per il diritto al lavoro, per il valore e il rispetto del lavoro, per la centralità e il valore sociale della maternità, per i congedi di maternità e paternità, per un welfare solidale e non basato su nonne e nonni.
Siamo le donne che si prendono cura delle persone, delle comunità, dei territori.
Siamo coloro che tengono davvero al centro il benessere e la serenità di bambine e bambini perché è grazie a noi che bambini e bambine sono diventati soggetti di diritto.
Siamo le famiglie in tutte le possibili declinazioni.
Siamo le donne e gli uomini giovani, che vorrebbero lavorare e non emigrare, che rivendicano il diritto di poter decidere se, dove, come e quando costruirsi una famiglia.
Siamo le donne e gli uomini che danno vita giorno per giorno a una società accogliente inclusiva aperta e giusta con donne e uomini migranti.
Siamo donne e uomini scesi in piazza come e con soggettività transfemministe e lgbtq+ per una società di piena cittadinanza umana.
Siamo i padri e gli uomini responsabili e civili che non si riconoscono nella strategia e nella retorica vendicativa della lobby dei padri separati.
Siamo coloro che rifiutano la menzogna dell’alienazione parentale, in accordo con tutta la comunità scientifica internazionale e siamo contro chiunque manipoli bambini e bambine per il proprio tornaconto personale o professionale.
Siamo qui ancora una volta per ribadire:
Non si torna indietro sui diritti e la libertà di scelta. Non si usano bambini e bambine contro i genitori!
Nessun testo unificato su separazione, mediazione obbligatoria bigenitorialità, mantenimento diretto.
Manifestazione nazionale a Roma
sabato 28 settembre ore 14.30 Piazza della Repubblica
Movimenti Femministi, Associazioni di donne, Centri antiviolenza, Collettivi, Organizzazioni.
La grande lezione di Mattarella sul dovere della memoria
26 Agosto 2019
L’intervento del Presidente della Repubblica Italiana in occasione della cerimonia di commemorazione del 75° anniversario delle stragi del Comune di Fivizzano alla presenza del Presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier
Signor Presidente della Repubblica Federale di Germania,
Signor Presidente della Regione Toscana Rossi,
Signor Sindaco Giannetti e cittadine e cittadini e di Fivizzano,
siamo qui per rendere omaggio a vittime, a comunità, a luoghi, verso i quali, durante la Seconda guerra mondiale, la disumanità nazifascista manifestò tutta la propria ferocia.
Presidente Steinmeier,
l’Italia Le è grata per avere voluto intervenire qui, oggi, alla commemorazione del 75° anniversario delle stragi perpetrate nel Comune di Fivizzano.
La Sua sensibilità, Presidente, nei confronti del valore della memoria è ben nota.
Ella ha voluto testimoniarla sin dal Suo primo viaggio a Roma, da Presidente neoeletto della amica Repubblica Federale Tedesca, nel maggio del 2017, con la Sua visita al Mausoleo dei Caduti delle Fosse Ardeatine.
Memoria e verità sono alla base delle democrazie.
I popoli italiano e tedesco, negli anni fra i due conflitti mondiali, vissero esperienze tragiche e parallele.
La progressiva perdita di fiducia nei valori al centro della storia europea – il rispetto della vita, della dignità di ogni persona, della libertà individuale e collettiva – unitamente alla deformazione dell’idea di nazione, permise a regimi che avevano a spregio la democrazia di giungere a esercitare un potere assoluto, portando i nostri due popoli a combattere infauste guerre di aggressione, il cui scopo ultimo era l’aberrante costruzione di un sistema fondato su forza e arbitrio, sull’oppressione dell’uomo sull’uomo.
La notte delle coscienze condusse a immani tragedie, come quelle che ebbero luogo nel Comune di Fivizzano, le cui vittime oggi solennemente ricordiamo. Vittime, uccise per feroce volontà di morte.
La “guerra ai civili” caratterizzò, infatti, la dolorosa scia di lutti che, sul finire del secondo conflitto mondiale, portarono alla Toscana – insieme all’Emilia Romagna – il triste primato di Regioni italiane con il maggior numero di caduti a causa di stragi ed eccidi, del tutto al di fuori da ogni logica di confronto bellico.
La guerra totale di annientamento, che il regime nazista riservava ai popoli sottomessi, non risparmiò la Lunigiana.
La disumanità, il terrorismo senza scrupoli praticato dalle SS e dai brigatisti neri repubblichini, ha crudelmente segnato la vita di questa parte d’Italia, della sua gente.
Fivizzano, nel dopoguerra, è tornato a esprimere, nella tranquillità della vita quotidiana, la serenità di gente operosa e creativa, di importante centro di cultura, legato alla tradizione della stampa.
La ritrovata bellezza e quiete di questi luoghi non può, peraltro, distoglierci da quell’”esercizio della memoria” che ci vede qui riuniti.
Sarebbe ingannevole pensare che quegli episodi siano avvenuti perché si trattava di un’altra, ben diversa epoca. Che chi se ne è reso colpevole appartenga a un tempo e un luogo lontani, che non sono quelli di oggi.
La pretesa che, in fondo, quei morti, quelle distruzioni, non siano attuali e che, quindi, non ci riguardino, quasi che fossero altre le comunità colpite, estranee le condizioni, è infondata. Quelle vicende non sono un passato doloroso ma archiviato, anzi, da dimenticare!
Al contrario, quei morti ci impongono di guardare con consapevolezza mai attenuata quei fatti.
Se accedessimo alla tesi dell’oblio, rischieremmo di dimenticarci anche che in quei drammi affondano le radici e le ragioni del lungo percorso che, attraverso la lotta in Europa contro il nazifascismo, attraverso la Resistenza, con il recupero dei valori democratici e di libertà, ci ha portato alle nostre Costituzioni e nel successivo percorso di integrazione europea, alla nostra comune prospettiva storica.
Se tutto questo non venisse sempre ricordato si realizzerebbe una fuga da noi stessi, dalla nostra storia, con il prevalere dell’incomprensione di ciò che siamo, con il prevalere dell’indifferenza, dell’estraneità verso ciò che autenticamente costituisce la nostra Repubblica.
Si tratta di un rischio grave, che ci ruberebbe quella nostra storia di sofferenza e di riscatto.
Offenderebbe il sacrificio dei nostri concittadini ai quali è stata sottratta la vita.
Pretenderebbe di annullare il lutto dei familiari e il dolore di un’intera collettività.
Questo non può accadere.
La grande intellettuale tedesca, Hannah Arendt, ci ammoniva: “E’ nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato.”
Nel corso della visita ufficiale compiuta a Berlino nel gennaio scorso, ho trovato lo stesso messaggio, all’ingresso del memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, espresso con parole di Primo Levi:
“È accaduto, quindi può accadere di nuovo”.
Una frase che, nella sua scabra semplicità, permea di significato la cerimonia di oggi perché, continua Levi in un altro passo: “le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Il nostro futuro non può consistere nel ritorno a un passato di distruzioni, di oppressione dei popoli, di eccidi.
È nostro dovere impedire che si creino condizioni in cui questo possa riprodursi.
La nostra democrazia, i nostri valori di libertà, la spinta ideale che ha permesso all’Europa di risollevarsi e di riconciliarsi con se stessa, si fondano e si sviluppano proprio a partire dal sangue versato da innocenti, come avvenuto qui, e dal conseguente commosso grido dei padri fondatori dell’Europa: “mai più guerre, mai più lutti”.
Un appello – monito e implorazione al tempo stesso – che trovò eco attenta nelle coscienze di coloro che – sopravvissuti all’abisso della barbarie – si posero come obiettivo la costruzione di una nuova Europa, finalmente pacificata, nella quale ostilità e sopraffazione fossero bandite.
Signor Presidente Steinmeier,
il significato della cerimonia di oggi, come di quelle alle quali parteciparono i nostri predecessori a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, rappresenta ricordo, appello al pentimento e alla riconciliazione.
Furono, insieme, italiani e tedeschi a scatenare la follia omicida contro una popolazione inerme, fatta di anziani, bambini e donne, alcune anche in stato di gravidanza.
Di fronte a quei crimini siamo oggi qui, fianco a fianco, tedeschi e italiani, a chinare il capo verso le vittime, a invocare perdono.
Accanto alle sovrastanti e assolute colpe personali di chi si macchiò di quei crimini si aggiungono quelle storiche, politiche; e i peccati di omissione.
Questi tragici avvenimenti assegnano a noi tutti una grave responsabilità.
La storia ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono venire annientati in un momento.
Quel “mai più”, allora, non è solo eredità della nostra storia recente, ma è la consegna che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini, il clima e i comportamenti giorno per giorno della vita quotidiana.
I popoli della Repubblica Federale di Germania e della Repubblica Italiana hanno saputo, con determinazione, superando il dolore e le avversità, riprendere in mano il proprio destino e risalire dagli abissi in cui li avevano trascinati il nazismo e il fascismo, contribuendo alla costruzione dell’Unione Europea, uno dei più grandi spazi di libertà che esista al mondo.
Signor Presidente,
Signore e Signori,
l’impegno al quale siamo chiamati è, insieme, personale e collettivo: che quel “mai più“appartenga anche alle sfide dell’oggi.
Che alle giovani generazioni venga consegnato un mondo in pace, dove l’odio e l’avversione fra i popoli siano banditi e a prevalere siano i valori del dialogo e del rispetto reciproco.
Lo esige la civiltà, lo esigono i morti di Fivizzano.
Sergio Mattarella
Fivizzano
25 agosto 2019
La riapertura della cripta di Mussolini a Predappio sarà occasione di atti illegali e offensivi delle vittime della criminalità fascista”
26 Luglio 2019
Dichiarazione di Emilio Ricci, Vice presidente nazionale ANPI
La riapertura a Predappio, domenica 28 luglio, della cripta contenente la tomba di Benito Mussolini diverrà l’occasione, ancora una volta, per un corteo di camice nere, saluti romani e di tutto l’armamentario apologetico del fascismo. Un’iniziativa che contrasta dunque con la Costituzione della Repubblica e con le leggi vigenti in materia, la Scelba e la Mancino. Un corteo che infangherà la memoria delle numerose vittime della criminalità fascista, delle sue leggi razziali, del suo collaborazionismo con i nazisti che portò al massacro di donne, uomini e bambini innocenti. La memoria delle partigiane e dei partigiani caduti per la libertà. L’ANPI ha già sporto denuncia contro il corteo del 28 ottobre scorso, sono ancora in corso le indagini, e vigilerà anche sul 28 luglio. Facciamo appello alle autorità competenti, al Questore, al Prefetto, al Sindaco affinché l’Italia intera non subisca l’oltraggio di nostalgici liberi di inneggiare al dittatore Benito Mussolini che trasformò l’Italia in macerie di guerra e disumanità.
Emilio Ricci – Vice Presidente nazionale ANPI
26 luglio 2019
“CIAO COMANDANTE”
17 Luglio 2019
Un post dell’ANPI nazionale pubblicato sulla sua pagina facebook a seguito della notizia della scomparsa di Andrea Camilleri. Il comunicato del Coordinatore regionale ANPI Sicilia e Vice Presidente nazionale ANPI
“Ciao comandante. Hai condotto tante lettrici e lettori, tante cittadine e cittadini, su preziosi sentieri di cultura, passione democratica, partecipazione. Di vita civile. Ti terremo nel cuore e nella coscienza“.
(da https://www.facebook.com/anpinaz/)
COMUNICATO DEL COORDINATORE REGIONALE ANPI SICILIA
Con la Sua dipartita Andrea Camilleri porta via con sé la storia “vissuta” della Sicilia e dell’Italia intera del Novecento. La Sua memoria, l’insigne cultura propagata, il racconto degli accadimenti, l’indistruttibile impegno civile, rimangono. Forti ed indelebili. Faro e guida nella travagliatissima fase sociale e politica che attraversa l’Italia.
Cantore appassionato e “lettore” dei veri umori e sentimenti popolari, in stile e tonalità, umanità e sapienza, dei contenuti perenni di coerenza, riscatto, lotta e solidarietà.
Non solo scrittore di primissimo piano internazionale, ma rappresentante raffinato nell’antica arte del “cuntu”, scritto e orale. Principale fonte dell’apprendimento e dello scambio delle esperienze umane che costruiscono e solidificano la convivenza e i veri rapporti sociali.
Un pregiato intellettuale che ha costantemente e coerentemente dichiarato la Sua scelta di campo, senza ipocrisie di comodo e vili nascondimenti. Un cantore della Libertà contro tutte le tirannie e le ingiustizie. A fianco, sempre, dei deboli, dei repressi e della legalità. Accusatore implacabile dei falsi “miti” narrati dalle criminalità mafiose.
Costretto a subire, da giovane ragazzo, i fasti funerei e liberticidi della dittatura fascista, nel corso del Suo percorso di vita ha sempre manifestato il disdegno per i mestatori delle tragedie nefande che hanno attraversato la recente storia italiana ed europea e i revisionisti in opera, gli opportunisti e i fomentatori dell’odio e delle discriminazioni tra i componenti della comunità umana.
Fiero antifascista, difensore dei Diritti universali, militante antirazzista, avversario di tutte le perversioni ideologiche che vogliono distruggere il fondamentale valore della comune fratellanza e del reciproco sostegno.
Andrea Camilleri, testimone del “lacrime e sangue” che determinarono la nascita dell’Italia repubblicana, è stato sempre strenuo difensore dei valori sanciti dalla nostra Costituzione. Si è battuto contro tutti i tentativi di stravolgimento e, alcuni giorni prima dell’arresto cardiaco, si è alzato alto il Suo sdegno contro le pratiche discriminatorie, a sostegno dei profughi che cercano asilo in Italia e in Europa.
Un saluto. La Sicilia e l’Italia antifascista ti terranno sempre nel cuore.
Ottavio Terranova
Coordinatore regionale ANPI Sicilia – Vicepresidente nazionale ANPI
Palermo, 18 luglio 2019
Presentata dall’ANPI al Procuratore di Roma formale denuncia contro CasaPound e Forza Nuova
25 Giugno 2019
Il commento di Emilio Ricci, legale e Vice Presidente nazionale dell’ANPI: “Non sono più tollerabili la presenza e l’attività criminosa di questi gruppi che si pongono in palese contrasto con la Costituzione della Repubblica”
L’ANPI nazionale ha presentato al Procuratore di Roma formale denuncia contro le organizzazioni neofasciste, in particolare Forza Nuova e CasaPound, per i numerosi atti di intimidazione, violenza e apologia di fascismo da queste commessi ripetutamente negli ultimi tempi. Nella denuncia si chiede, inoltre, di procedere al sequestro della sede di CasaPound, a Roma, occupata abusivamente.
“La nostra Associazione – commenta Emilio Ricci, legale e Vice Presidente nazionale ANPI – ha ritenuto urgente avviare un’operazione penale perché non sono più tollerabili la presenza e l’attività criminosa di questi gruppi che si pongono in palese contrasto con la Costituzione della Repubblica e con le leggi vigenti in materia di apologia di fascismo, la Scelba e la Mancino. Auspichiamo che si arrivi il prima possibile a sentenze che consentano alle autorità competenti di sciogliere finalmente CasaPound, Forza nuova e le altre organizzazioni affini” .
Roma, 25 giugno 2019
Archivio multimediale “Noi, partigiani”: il video con le prime interviste
30 Maggio 2019
Presentato a Roma il progetto di realizzazione di un primo archivio nazionale delle video-testimonianze delle partigiane e dei partigiani viventi. Proiettato un video con alcuni passaggi delle prime interviste. L’invito ai giornalisti a collaborare volontariamente. La registrazione della presentazione curata da Radio Radicale
Il progetto, promosso dalla Presidenza nazionale ANPI, prevede la realizzazione – in un tempo di 2 anni – di un archivio pubblico contenente interviste video alle ultime partigiane e partigiani viventi. Il coordinamento editoriale e la raccolta di queste interviste sarà realizzato dai giornalisti Gad Lerner e Laura Gnocchi (da cui è giunto l’input). L’intento è quello di dare forma ad un memoriale vivo e condiviso, e al tempo stesso di fornire un’importante documentazione ai ricercatori e un moderno strumento di conoscenza storica e democratica alle nuove generazioni. Qualcosa di più, quindi, di un monumento celebrativo. Una grande operazione culturale per rinnovare nel tempo la consapevolezza che la Resistenza costituisce un passaggio decisivo per la costruzione della convivenza civile e per instillare nella coscienza di tutte italiane e degli italiani l’imprescindibilità dei valori di libertà, umanità e giustizia. Questo il senso di una importante iniziativa presentata oggi a Roma, presso la sede nazionale ANPI. Hanno preso la parola: Carla Nespolo, Gad Lerner, Laura Gnocchi, Ivan Pedretti – Segretario generale dello SPI-CGIL che sarà parte attiva del progetto – e Aldo Tortorella.
Le giornaliste e i giornalisti che volessero mettere a disposizione volontariamente la propria professionalità e il proprio tempo per le interviste sono pregati di contattare l’Ufficio stampa ANPI: ufficiostampa@anpi.it, tel. 3200361804
La registrazione della presentazione curata da Radio Radicale: https://www.radioradicale.it/scheda/575452/conferenza-stampa-di-presentazione-del-progetto-noi-partigiani-archivio-nazionale
ANPI SAN SEPOLCRO
Per una grande unità antifascista in Europa
20 Dicembre 2018
Il testo del documento sottoscritto dalle associazioni antifasciste di diverse nazioni europee che hanno partecipato al Convegno “Essere antifascisti oggi in Europa” promosso dall’ANPI
Mai come oggi dal dopoguerra si presenta in Europa un così agguerrito e composito fronte di forze politiche di ispirazione razzista, neofascista, neonazista, nazionalista. Tali forze, pur essendo spesso diverse fra di loro in particolare in ragione di ciascuna specifica storia nazionale, operano con obiettivi, ideali, linguaggi, proposte e pratiche politiche simili.
La spinta delle economie liberiste in tutta Europa e gli effetti in Europa della grande crisi economica avviatasi dopo il 2007/2008 e la successiva politica economica dell’UE incardinata sul principio dell’austerità sono stati devastanti dal punto di vista sia economico-sociale che culturale, determinando un arretramento delle grandi idee di solidarietà, uguaglianza, libertà e democrazia, bandiere del movimento di Resistenza internazionale, e che avevano prevalso in Europa nel secondo dopoguerra, dopo la sconfitta del nazifascismo.
La politica economica e la cultura liberista hanno determinato una straordinaria crescita delle povertà e contemporaneamente una sempre maggiore concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi.
L’UE è perciò apparsa a milioni di cittadini non più come una forma più alta di solidarietà fra popoli e di concerto fra Stati, destinata ad una sempre maggiore coesione democratica e portatrice di benessere per i suoi popoli, ma come una delle cause determinanti del generale impoverimento, della crescente esclusione sociale, della riduzione dei diritti. È apparsa come l’Europa delle élites, dei grandi fondi finanziari e delle lobby economiche, indifferente al destino di interi Paesi e di larga parte delle popolazioni.
In questo quadro si sono largamente accresciute o hanno progressivamente prevalso in molti Paesi forze politiche di ispirazione nazionalista, razzista, neofascista, neonazista, o fortemente condizionate da tali ispirazioni. Condividiamo perciò le preoccupazioni espresse nella Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2018 sull’aumento della violenza neofascista in Europa, con particolare riferimento alle derive antidemocratiche di vari Paesi dell’est Europa, dove gli attuali governi mettono sempre più in discussione diritti politici, civili, e sociali, negano la memoria antifascista, banalizzando, minimizzando o addirittura negando i crimini dei nazisti e dei loro collaboratori, oscurano il valore delle forze che hanno combattuto e vinto contro l’occupazione nazifascista. Queste posizioni oscurantiste, antidemocratiche e repressive ricordano da vicino le politiche fasciste e naziste.
Comune a tali forze è la ricerca del “capro espiatorio” delle indiscutibili difficoltà di tanta parte delle popolazioni, individuato nella figura del migrante.
Al migrante, che è il bersaglio preferito delle forze radicali di destra, si aggiunge spesso la discriminazione verso ogni vera o presunta diversità: i rom e i sinti, gli omosessuali, gli ebrei, gli oppositori politici. Merita una particolare riflessione l’attacco, ogni giorno più esplicito, verso le conquiste delle donne. Etnia, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali sono oggi diventati la nuova frontiera di un razzismo strisciante, che avvelena la coesione sociale e individua nell’altro il nemico.
In questa grave situazione, resa ancora più torbida dal possibile ulteriore avanzamento di tali forze alle prossime elezioni europee, occorre reagire subito e insieme. Non è tempo di divisioni e di distinzioni: occorre l’unità contro chiunque porti il contagio del nazionalismo, del razzismo, del neofascismo, del neonazismo, contro chiunque intenda far ricadere l’Europa in un clima oscurantista.
Nell’UE c’è bisogno di una profonda svolta di politica economica e sociale che ponga al centro il lavoro e un nuovo welfare affinché l’Europa torni ai suoi valori fondativi, in primo luogo l’antifascismo, e rilanci in chiave attuale i principi costitutivi, a cominciare dai diritti umani. Occorre in concreto una politica comune che incentivi il lavoro e gli investimenti, contrasti la disoccupazione e la povertà, redistribuisca il reddito, ricostruisca il welfare. Questo è possibile attraverso il concorso dell’Unione Europea e dei singoli Stati, affinché la parziale cessione di sovranità di ciascuno Stato vada a concreto vantaggio del proprio popolo e di tutti i popoli dell’Unione.
Assieme, occorre una politica comune europea e delle singole nazionalità di contrasto senza quartiere ad ogni forma di discriminazione razziale e xenofoba, di fascismo e neofascismo, di nazionalismo, di oscurantismo.
Occorre poi l’intransigente opposizione a qualsiasi forma di negazionismo della Shoah, del Porajmos e di tutti gli stermini nei lager: slavi, omosessuali, prigionieri politici, testimoni di Geova, Pentecostali, prigionieri di guerra, mulatti, disabili, malati di mente.
L’Unione Europea ha garantito più di settant’anni di pace fra Paesi del continente, con qualche rara e deprecabile eccezione. Eppure troppe volte Paesi dell’Unione Europea sono stati coinvolti, spesso in prima fila, in guerre d’aggressione nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa. Il ritorno dei nazionalismi allarma, perché nella storia essi hanno spesso causato l’uso della guerra come soluzione delle controversie internazionali. Preoccupa il continuo aumento delle esercitazioni militari sul fronte orientale dell’Unione Europea e la crescente tensione che contrappone la NATO alla Russia. C’è urgente bisogno di una progressiva de escalation da entrambe le parti, e che l’Europa ritrovi il suo ruolo di attore di pace.
Noi ci impegniamo per un’Europa di pace al suo interno e nel mondo intero, perché la pace è lo scenario necessario per qualsiasi progresso sociale e civile.
Noi lanciamo un grado d’allarme davanti alla continua erosione di democrazia e ai sempre più inquietanti successi delle forze radicale di destra in Europa, operiamo per la costruzione di un largo fronte democratico, repubblicano e popolare, sosteniamo i comuni interessi dei popoli europei e dei migranti, ci proponiamo e pratichiamo un contrasto senza quartiere a tali forze di destra. Davanti ai nuovi fascismi comunque camuffati, davanti ai nuovi razzismi, davanti ai venti di compressione delle libertà democratiche, di attacco alla libertà di stampa, di negazione della divisione dei poteri, è giunto il momento di dar vita all’inedita esperienza di unità fra vecchi e nuovi antifascisti, di unità nel vasto mondo dell’associazionismo, di unità fra istituzioni, sindacati, popoli e cittadini, per sostanziare il rispetto dei diritti umani e sociali, in sostanza di unità antifascista.
Per queste ragioni 1) invitiamo a sostenere nelle prossime elezioni europee le forze che si contrappongono senza ambiguità alle formazioni sovraniste, razziste e fasciste, 2) ci impegniamo a dar vita ad una rete europea permanente di associazioni e organizzazioni antifasciste, 3) decidiamo fin da ora un prossimo appuntamento comune per i primi mesi del 2019.
Roma, 15 dicembre 2018
Carla Nespolo, Presidente nazionale Anpi;
Ulrich Schneider, Segretario generale Fir;
Tit Turncheck, Segretario generale ZZ NOB Slovenia;
Franjo Habulin, Presidente SABA Croazia;
Andrej Mohar, Segretario generale ZKP – Unione Partigiani Carinzia (Austria);
Casimiro Baptista Levy, Presidente URAP (Portogallo);
Nicolay Royanov, Vicepresidente Associazione Veterani Russi;
Manuela Gretkowska, fondatrice Partito delle Donne (Polonia);
Conny Kerth, Presidente VVN-BDA/RFA (Germania);
Dario Venegoni, Presidente ANED
Roma, 15 dicembre 2018
(Su http://www.anpi.it/articoli/2115/essere-antifascisti-oggi-in-europa sono disponibili gli interventi svolti durante il convegno e i messaggi istituzionali)
“Il neofascismo è ovunque. Le Istituzioni facciano il loro dovere, si chiudano le sedi dove si fa scuola di violenza”
14 Dicembre 2018
Il messaggio della Senatrice a vita Liliana Segre al Convegno “Essere antifascisti oggi in Europa” promosso dall’ANPI
Care amiche e amici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia,
saluto con vero piacere questo vostro Convegno internazionale che riunisce antifascisti di tutta Europa. È la prima volta che si realizza un tale appuntamento con così tante organizzazioni antifasciste e democratiche da tutto il continente. Da una parte una cosa bella e significativa, dall’altra però un segno dei tempi. Tempi in cui quasi ovunque si assiste a fenomeni di neofascismo, di destra estrema, di razzismo, di xenofobia, di antisemitismo. Un clima brutto ed allarmante percorre l’Europa. L’ultimo episodio a Roma, dove sono state espiantate alcune ‘pietre d’inciampo’ a ricordo di cittadini ebrei romani strappati dalle loro case e finiti nei campi di sterminio nazisti o trucidati alle Fosse Ardeatine, suscita vergogna ed allarme. Bisogna reagire, tenere sempre la guardia alta. Dobbiamo chiedere alle istituzioni ed alla classe politica di fare con impegno il proprio dovere e di evitare ogni comportamento ed ogni stile di vita o di linguaggio che possa apparire corrivo con il clima deteriore che va montando.
Le leggi che vietano ogni forma di attività e propaganda fascista e che dispongono la chiusura di sedi che sono autentiche scuole di violenza esistono e vanno applicate.
Il vostro convegno è un utile momento di incontro e di approfondimento. Sono certa che verrà forte e chiaro l’appello alle classi dirigenti di tutta Europa perché insieme si contribuisca al rilancio di uno spirito pubblico informato ai valori dell’antifascismo, della democrazia, della solidarietà e dell’accoglienza.
Auguri dunque di buon e proficuo lavoro.
Liliana Segre
Denunciata Forza Nuova per il blitz contro la sede nazionale dell’ANPI
12 Dicembre 2018
Presentato l’atto di denuncia-querela, a firma della Presidente nazionale ANPI, contro i militanti di Forza Nuova che l’8 dicembre hanno affisso un manifesto intimidatorio e acceso fumogeni davanti alla sede nazionale dell’ANPI a Roma
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Roma
Atto di denuncia-querela
“La sottoscritta Carla Nespolo, nata a Novara il 4 marzo 1943, nella sua qualità di Presidente nazionale pro tempore dell’A.N.P.I. – Associazione nazionale partigiani d’Italia, Ente morale, con sede in Roma, Via degli Scipioni n. 271, nominata con delibera del Comitato nazionale ai sensi dell’art. 5 dello Statuto dell’A.N.P.I., approvato con d.l. 5 aprile 1945 e succ. mod., espone quanto segue.
In data 8 dicembre 2018, presso la sede nazionale dell’Anpi, in Via degli Scipioni n. 271, si è verificato un blitz di Forza Nuova: i militanti di estrema destra hanno affisso sul cancello della sede uno striscione con la scritta «Assediare i nemici dell’Italia» e lanciato alcuni fumogeni (all. n. 1).
Inoltre, nel rivendicare l’atto, Forza nuova ha comunicato con una nota che «la nostra lotta contro questo regime al guinzaglio di Bruxelles si estende al suo ‘Deep State’, a quelle strutture sotterranee che tiranneggiano da decenni ed hanno in odio l’Italia e gli italiani. Questa mattina abbiamo ‘assediato’ la sede nazionale dell’Anpi (…). L’Anpi è il simbolo di un potere decennale annidato e velenoso, che con una mano diffonde idee immigrazioniste e anti-nazionali, con l’altra specula sulle spalle degli italiani e li avvelena con l’antifascismo. Quello di questa mattina è solo il primo blitz di una serie di ‘obiettivi’ che rappresentano i nemici della nazione. Massonerie, forze repressive, magistrati sovversivi, mafia nigeriana, gender, redazioni di giornali, capitalismo di rapina e dinastie varie saranno i prossimi nemici da ‘assediare’» (all. n. 1).
Si tratta di un comportamento gravissimo, anche in considerazione del particolare momento storico che viviamo, in cui è noto come l’istigazione all’odio venga facilmente raccolta e tradotta in comportamenti vieppiù violenti.
Il comportamento descritto integra senz’altro gli estremi del reato di istigazione a delinquere, di cui all’art. 414 c.p. e il reato di minaccia di cui all’art. 612 c.p.
Tutto quanto sopra premesso e considerato, la sottoscritta propone con il presente atto
DENUNCIA-QUERELA
nei confronti di quei militanti di Forza Nuova che hanno affisso la scritta sopra descritta e diffuso la conseguente nota di rivendicazione (…)”
Chiuse su Facebook molte pagine fasciste
Il picco della scomparsa delle pagine apologetiche avvenuto in concomitanza con la campagna elettorale. L’impegno di questo periodico e dell’Anpi nella denuncia della presenza neofascista e razzista sul web
Uno dei prodotti dell’inchiesta “Galassia Nera” di Patria Indipendente è stato una lista di pagine Facebook apologetiche del fascismo. Un fenomeno a cui abbiamo dedicato un approfondimento, andando a guardare da vicino le attività di quelle più seguite.
Già dopo la pubblicazione di un anticipo dell’inchiesta, a dicembre 2016, sono state molte le voci che si sono levate contro il fascismo nel web, con interrogazioni parlamentari e la Presidente della Camera che in più di un’occasione si è pubblicamente rivolta a Mark Zuckerberg. E, soprattutto dopo la pubblicazione dell’inchiesta completa a maggio 2017, c’è stata grande attenzione da parte della stampa nazionale. Infine il dibattito si è ulteriormente allargato quando la proposta di legge Fiano ha passato un primo vaglio del Parlamento.
Le conseguenze pratiche invece erano state fino ad adesso solo saltuarie e a fine ottobre 2017 si contavano su Facebook ancora oltre 600 pagine del nostalgismo fascista.
Recentemente però abbiamo assistito ad una chiusura sistematica e in rapida sequenza che, pur tenendo conto delle pagine che poi sono state riaperte, ha ridotto il numero totale di queste pagine a circa 400.
Dai dati da noi registrati pare evidente che la chiusura delle pagine apologetiche ha avuto un picco nei mesi in cui il dibattito pubblico è stato percorso dalla discussione della proposta di legge Fiano, ma è stato l’avvicinarsi delle elezioni politiche a far gradualmente impennare il numero di pagine chiuse.
lug 2017ago 2017set 2017ott 2017nov 2017dic 2017gen 2018feb 2018010203040506070
meseNumero di pagine chiuse
La cosa davvero notevole è che nel periodo pre-elettorale risultano particolarmente colpite proprio le pagine più seguite: delle venti pagine apologetiche con più fan presenti su Facebook ad ottobre 2017 solo due sono raggiungibili il primo marzo 2018.
Per dare un’idea: se si somma il numero di “mi piace” delle pagine apologetiche chiuse nel solo mese di febbraio si ottiene una cifra che rasenta 850.000.
Inoltre va sottolineato come per ogni pagina non raggiungibile tutti i contenuti pubblicati dalla pagina sono a loro volta irraggiungibili. Di nuovo, è proprio nel periodo pre-elettorale che le pagine più prolifiche sono state chiuse: nel solo mese di febbraio 2018 sono scomparsi oltre 60.000 post.
lug 2017ago 2017set 2017ott 2017nov 2017dic 2017gen 2018feb 2018010k20k30k40k50k60k
meseNumero di post irraggiungibili
Oltre alle pagine apologetiche del fascismo storico, che sono di gran lunga la categoria più colpita, abbiamo notato anche la chiusura di pagine culturalmente vicine come Vecchie Maniere (54.000 fan), Resistenza Nazionale (33.000 fan) o la pagina del gruppo musicale di “rock ariano” Katastrof (1000 fan) legato al Veneto Fronte Skinheads, la cui pagina Facebook ha a sua volta avuto una vita effimera iniziata e finita nel settembre 2017. Sono state rese irraggiungibili, ma in numero decisamente inferiore, anche pagine che fanno riferimento a partiti politici dell’estrema destra come la pagina principale del Movimento Fascismo e Libertà o quella di Forza Nuova Milano, che con regolarità hanno pubblicato contenuti politicamente o culturalmente riferibili al fascismo storico.
In tutto questo è bene sottolineare che non sappiamo se le pagine siano definitivamente chiuse o se, come a volte accade, risultino irraggiungibili solo in via temporanea, né sappiamo se tutto questo sia avvenuto per una precisa scelta a priori di Facebook o sia dovuto a segnalazioni mirate da parte di utenti nei confronti di queste pagine o dei loro contenuti.
In ogni caso appare evidente che si tratti di un fenomeno strettamente collegato alla scadenza elettorale.
La presenza di queste pagine su Facebook è naturalmente motivo di preoccupazione perché, come sottolineavamo in chiusura del recente articolo “Nostalgia canaglia“, il bombardamento con almeno 100 post al giorno provenienti da queste pagine ha come effetto a lungo termine “un cambio del senso comune: con una estrema semplificazione e una effettiva destoricizzazione del regime fascista e delle sue figure di spicco, implicitamente si recide il legame diretto fra fascismo e pericolo per la democrazia.“.
Gli aspetti legali della faccenda sono però intricati. Se da una parte ci sono le parole chiarissime della legge Scelba che punisce chi […] rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito [il partito fascista, ndr] o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista, dall’altra è evidente che ci si muove sullo spinosissimo terreno dei reati di opinione, la cui libertà di espressione è sancita dall’articolo 21 della Costituzione.
In tutto questo va aggiunto il ruolo di Facebook. È un contenitore neutro o è invece un editore a cui chiedere conto della propria linea editoriale? Ha delle responsabilità verso l’opinione pubblica? È in grado di incidere sul dibattito politico e sulla vita democratica del nostro paese?
Queste sono domande importanti da porsi non solo a proposito di Facebook, ma per tutti i social network e più in generale per tutti quei contenitori che si vorrebbero disintermediati.
Anche perché il caso Cambridge Analytica dimostra che la potenza di Facebook e dei dati raccolti va ben oltre Facebook stesso.
Vi sono importanti segnali in questo senso, con il dibattito innescato dalla elezione di Donald Trump e con la recente espulsione da Facebook dell’organizzazione di estrema destra inglese Britain First e dei suoi leader.
C’è da augurarsi quindi che la chiusura delle pagine apologetiche del fascismo sia il segno di un’attenzione permanente su questo tema da parte di Facebook, che finalmente inizi a dar maggiore concretezza al divieto di uso della propria piattaforma per “incitazione all’odio o alla violenza” o con scopi “discriminatori“, come affermato nella propria policy.
Senza naturalmente dimenticare gli analoghi gruppi Facebook, che raccolgono lo stesso tipo di contenuti.
L’apologia di fascismo è sempre un vero e proprio messaggio politico, che mira ad esaltare le idee e le persone che hanno trasformato in leggi dello stato l’odio, la violenza e la discriminazione.
Non c’è alcuna possibilità, neppure volendolo, di essere neutri di fronte a messaggi che hanno conseguenze inevitabili e dirette sulla qualità della nostra democrazia.
“MAI PIÙ FASCISMI – MAI PIÙ RAZZISMI”: sabato 24 febbraio a Roma manifestazione nazionale
13 Febbraio 2018
Indetta dalle organizzazioni promotrici dell’appello “Mai più fascismi”. Il testo del comunicato col programma
Sabato 24 febbraio a Roma, in Piazza del Popolo, manifestazione nazionale antifascista e antirazzista
Le 23 organizzazioni promotrici dell’appello “Mai più fascismi”, espressione di tanta parte del mondo democratico, indicono per sabato 24 febbraio, a Roma, la manifestazione nazionale “Mai più fascismi, mai più razzismi”. Il programma è il seguente: concentramento alle ore 13.30 in Piazza della Repubblica, avvio del corteo e arrivo in Piazza del Popolo dove avrà luogo dalle ore 15.00 la manifestazione.
Roma, 13 febbraio 2018
L’UFFICIO STAMPA ANPI
25 gennaio 2018
Addio Comandante Renzino, è scomparso il Partigiano Sindaco del Comune di Civitella
27 gennaio 2018
GIORNATA DELLA MEMORIA
“Saremo a fianco di Liliana Segre con entusiasmo e ‘antica passione’. Le razze sono follia, l’umanità è più forte”
20 Gennaio 2018
Il testo del messaggio della Presidente Nazionale ANPI, Carla Nespolo
La nomina di Liliana Segre a Senatrice a vita è un atto di grande civiltà politica. In un clima di ricorrente rispolvero di ideologie barbare, affidare ad una donna – che ha subito leggi razziali e deportazione – un ruolo così alto è fare luce sulle radici antifasciste del Paese, potenziare la loro diffusione, parlare al cuore delle cittadine e dei cittadini: la democrazia, il rispetto reciproco, l’accoglienza, sono gli unici valori che fanno futuro e salvano dall’oscurità della peggiore storia, del non saperla, del non ricordarla. Non c’è spazio in Italia per un passato odioso, criminale, che esclude. Le razze sono follia l’umanità è più forte e vivrà oltre ogni tentativo di classificarla e impoverirla. A Liliana Segre l’augurio più sentito di buon lavoro dall’ANPI, le saremo a fianco con entusiasmo e “antica” passione. E un grazie al Presidente della Repubblica per questo gesto profondamente e meravigliosamente costituzionale.
CARLA NESPOLO
20 gennaio 2018
“L’ITALIA È ANTIFASCISTA”
12 Gennaio 2018
Il 3 e 4 febbraio l’ANPI incontrerà le cittadine e i cittadini nelle piazze di tutta Italia. Sarà possibile iscriversi all’Associazione e firmare l’appello nazionale alle Istituzioni democratiche “MAI PIÙ FASCISMI”
Su questo sito saranno pubblicati prossimamente tutti i luoghi e gli orari in cui Sezioni e Comitati provinciali saranno presenti con i loro banchetti e/o gazebo
“1° Gennaio 1948, da sudditi a cittadini: sovranità popolare, partecipazione, solidarietà”: il concorso nazionale ANPI-MIUR
9 Gennaio 2018
Pubblicato il bando del concorso per le scuole ideato nell’ambito del protocollo d’intesa ANPI-MIUR
Scarica il bando:
Messaggio della Presidente Carla Nespolo per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Carla Nespolo
“La sentenza di condanna per il Sindaco di Affile è una rilevante conquista per l’Italia democratica e antifascista”
7 Novembre 2017
Pronunciata oggi l’attesa sentenza per la costruzione del monumento al criminale fascista Graziani. 8 mesi di condanna al Sindaco di Affile e risarcimento danni per l’ANPI, parte civile
Abbiamo appreso con grande soddisfazione la notizia della sentenza che condanna il Sindaco di Affile e due Assessori, rispettivamente a otto e sei mesi, per la costruzione del Monumento al generale fascista Graziani, responsabile di efferati crimini contro l’umanità in Italia e nel mondo. Una rilevante conquista non solo per l’ANPI – custode e promotrice della memoria della lotta partigiana – che fece formale denuncia costituendosi poi parte civile al processo, ma per tutta l’Italia democratica e antifascista. I valori che fondano la Costituzione vincono ancora una volta.
Carla Nespolo – Presidente Nazionale ANPI
Roma, 7 novembre 2017
CARLA NESPOLO E’ LA NUOVA PRESIDENTE NAZIONALE ANPI. CARLO SMURAGLIA ELETTO PRESIDENTE EMERITO
3 Novembre 2017
Eletta all’unanimità dal Comitato Nazionale dell’Associazione riunitosi oggi, è il primo Presidente nazionale ANPI donna e non partigiano. Carlo Smuraglia nominato Presidente emerito
Il Comitato Nazionale ANPI, riunitosi oggi, a seguito delle previste dimissioni di Carlo Smuraglia che nel Congresso di Rimini del 2016 accettò il rinnovo dell’incarico seppure a termine, ha proceduto alla elezione del nuovo Presidente Nazionale dell’ANPI. È stata votata all’unanimità Carla Nespolo, prima Presidente dell’ANPI donna e non partigiana. Carlo Smuraglia è stato, sempre all’unanimità, nominato Presidente Emerito affinché continui una proficua collaborazione con particolare riferimento a specifici temi quali l’attuazione della Costituzione, l’impegno antifascista e la realizzazione del Protocollo ANPI-MIUR.
Chianciano Terme 3 novembre 2017
Biografia di Carla Nespolo:
Nata a Novara il 4-3 -1943 e residente ad Alessandria.
Laureata in Pedagogia. Insegnante.
È stata la prima parlamentare comunista piemontese. Di famiglia partigiana e antifascista. Lo zio (fratello di sua madre) Amino Pizzorno (nome di battaglia Attilio) è stato vice-comandante della VI (sesta) zona partigiana, operante tra Piemonte e la Liguria.
Ha ricoperto, sin da giovane, incarichi istituzionali e politici.
Dal 1970 al 1975, consigliere provinciale di Alessandria.
Dal 1975 al 1976, assessore all’istruzione della Provincia di Alessandria.
Dal 1976 al 1983, Deputato della Repubblica Italiana, per due legislature.
Dal 1983 al 1992, Senatore della Repubblica, per due legislature.
Dal 1976 al 1979 e’ stata segretaria della commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, presieduta da Nilde IOTTI .
Nelle due legislature successive, sia alla Camera che al Senato, vice-presidente della Commissione Istruzione.
Dall’87 al ’92, al Senato, vice-presidente della commissione ambiente.
È stata relatrice della legge per la riforma della scuola secondaria superiore, membro della Commissione di Vigilanza Rai e relatrice di numerose proposte di legge sui diritti delle donne. Ha fatto parte della commissione speciale per la legge di parità uomo-donna nel lavoro.
Ha presentato numerose proposte di legge, molte delle quali sono diventate legge dello stato, come la legge per elevare sino a 35 anni, l’età per partecipare a concorsi, nel pubblico impiego; la legge quadro per la formazione professionale e la legge per il decentramento universitario piemontese.
Ha partecipato, tra gli altri, ai lavori parlamentari per le legge contro la violenza sessuale e per l’informazione sessuale nelle scuole. È stata protagonista di importanti battaglie ambientali, come quella contro l’ACNA di Cengio e per la tutela degli animali e firmataria della legge per la tutela degli animali.
Dal 2004 è Presidente dell’Istituto per la storia della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Alessandria e dal 2011 è uno dei Vice Presidenti Nazionali dell’Anpi.
“Forza nuova non deve marciare su Roma. Rivolgiamo un forte appello al Ministro Minniti affinché intervenga”
12 Ottobre 2017
Forza Nuova sta proseguendo il lavoro di organizzazione della Marcia dei Patrioti del 28 ottobre: repubblica.it riporta luogo e orario di svolgimento. Intervista sulla notizia a Carlo Smuraglia
Leggi l’intervista a Carlo Smuraglia:
La risposta del Ministro Minniti:
“Un fermo «no» viene ribadito dal ministro dell’Interno Marco Minniti: «Non ci sarà né la marcia su Roma né altra manifestazione di Forza Nuova». Con «le motivazioni da me già espresse in Parlamento – afferma il ministro – ho già dato disposizione al questore di Roma di non concedere l’autorizzazione per la manifestazione promossa da Forza Nuova a Roma il prossimo 28 ottobre» ”
“L’ANPI non ha mai avuto e non può avere esitazioni nel condannare tutto ciò che di violento e odioso sia accaduto dopo la Liberazione”
20 Settembre 2017
Nota di Carlo Smuraglia dalla newsletter dell’ANPI Nazionale “ANPInews” n.257 (20/26 settembre 2017)
Non voglio tornare nuovamente sul caso orribile di Giuseppina Ghersi, su cui si è molto discusso in questi giorni. Su di esso, l’ANPI nazionale (che certamente conta un po’ di più rispetto alle manifestazioni di singoli iscritti), si è pronunciata praticamente subito, con un comunicato netto, preciso ed inequivocabile, sul quale anche i più forti detrattori non hanno potuto trovare alcunché da obiettare, tanto era chiara la condanna netta, ferma e senza riserve della drammatica vicenda che ha condotto alla violenza e alla morte una bambina, nel lontano 1945. Vogliamo solo ribadire, forte e chiaro, che l’ANPI non ha mai avuto e non può avere esitazioni nel condannare tutto ciò che di violento e odioso può essere accaduto dopo la Liberazione d’Italia e la splendida giornata del 25 Aprile. Per noi quello fu un momento emozionante e festoso, la riconquista della libertà e l’avvio alla democrazia, dove non c’era e non ci poteva essere spazio per l’odio, la brutalità e la violenza. C’è, però, un commentatore che, pur riconoscendo che il comunicato era chiaro almeno nella prima parte, non ci ha perdonato di aver detto nella seconda parte che nulla può incrinare la bellezza e l’importanza della Resistenza. Si è detto che si trattava di una frase “inutile”; e invece, come i fatti e le strumentalizzazioni di questi giorni hanno dimostrato, era soltanto una frase presaga di ciò che sarebbe puntualmente avvenuto, una serie di commenti che hanno tentato di rimettere in discussione la stessa Resistenza, come è abitudine e prassi “normale” dei revisionisti e dei nemici dell’ANPI, da sempre. Ho personalmente sostenuto, più volte, che la Resistenza, ricca di tante luci ha avuto anche qualche ombra, qualche pagina “oscura”; ma ho sempre ribadito la necessità di considerare il fenomeno nel suo complesso senza approfittare, appunto, di qualche “ombra” per rimettere in discussione tutto, a partire da quello che lo storico Pavone chiamava il valore etico della Resistenza. Questo vale per ciò che è accaduto nel periodo dal ’43 al 25 aprile ’45, pur nella necessità di contestualizzare alcune vicende nell’orrore complessivo di una guerra. Ma questo vale ancora di più per il “dopo” perché la violenza e la brutalità non hanno più giustificazioni o contestualizzazioni possibili, quando – appunto – l’evento fondamentale (la Liberazione) si è realizzato e compiuto. Su questo non abbiamo avuto e non abbiamo esitazioni, convinti come siamo che l’odio, la brutalità e la violenza sono e devono restare totalmente estranei rispetto al nostro modo di essere e di pensare. Inutili, dunque, i soliti tentativi di strumentalizzare una vicenda orribile (per le modalità e per l’età della vittima), che noi stessi abbiamo fermamente condannato e continuiamo a condannare.
Carlo Smuraglia
(da ANPInews n.257 – 20/26 settembre 2017)
L’ANPI aderisce alla Marcia per l’Europa 2017
14 Marzo 2017
Il comunicato della Segreteria Nazionale ANPI
Il programma della Marcia è disponibile su: http://www.marchforeurope2017.eu/it/programme/
- Scarica il comunicato di adesione dell’ANPIANPI_Nazionale_-_adesione_Marcia_per_lEuropa.pdf [9.3 KB]
Messaggio dell’ANPI nazionale per l’8 marzo giornata internazionale della donna.
Gli uomini che hanno fatto la Resistenza sono stati la prima generazione a scoprire che la credenza secolare della fragilità femminile, della subalternità “naturale”, dell’obbedienza al maschile, altro non era che un mito coltivato nei secoli. Scoprirono che le donne erano capaci di autonomia, di coraggio, di intuito, di inventiva. Le ebbero materialmente vicine – e protagoniste – nei momenti più bui della storia di questo Paese. Mentre, infatti, gli uomini nascevano al mondo trovandolo predisposto ad accoglierli naturalmente ovunque, e soprattutto nei luoghi del comando, le donne hanno dovuto reagire e per decenni, scalando montagne, sono diventate fisiche, magistrate, ingegnere, astronaute.
Hanno compiuto passi enormi verso la parità, ma non hanno ancora vinto la loro (la nostra) battaglia, perché sono tuttora svantaggiate in molti campi, dai servizi, al lavoro, alle pensioni, all’accesso alle maggiori cariche pubbliche. C’è ancora un percorso da compiere, nella politica, nelle istituzioni, nella società, nel privato. Un percorso che ci riguarda tutti ed al quale tutti dobbiamo contribuire, se vogliamo che cambi davvero la “cultura“ del nostro Paese, ancora affetta da un eccessivo maschilismo e non priva di perduranti pregiudizi.
La grave situazione economica mondiale, le crisi che si succedono, il drammatico problema dei migranti, la violenza che percorre quasi tutti i Paesi d’Europa e del mondo, gli egoismi nazionali che si risvegliano, sono fenomeni che storicamente hanno colpito sempre e prima di tutto, i soggetti più deboli, i lavoratori, le donne, i “diversi”. A tutto questo, che oggi rappresenta uno dei maggiori problemi a livello mondiale, occorre reagire con forza e convinzione e con la partecipazione di tutti, se non si vuol consentire che si allontani ancora il raggiungimento degli obiettivi indicati da una norma fondamentale della Costituzione italiana, l’art.3.
L’ANPI, che ha seguito, condiviso e sostenuto il percorso delle donne, vede oggi con sgomento che, nel dilagare dell’ignoranza, dell’analfabetismo di ritorno, dell’individualismo più sfrenato, tornano sentimenti che arrivano alla negazione di diritti conquistati con molto coraggio e fatica, sentimenti che arrivano alla violenza sessuale e all’assassinio: quasi ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo che la ritiene sua proprietà.
L’ANPI considera indispensabile una seria riflessione e una decisa capacità di reagire alla violenza maschile quale che sia la forma in cui si esprime. Ed è urgente una risposta istituzionale, politica, culturale e sociale per difendere la parità di genere, i diritti, la dignità, la vita di tutte e di tutti. È il grande tema della libertà e dell’uguaglianza, cioè l’anima stessa della Costituzione. È una questione di civiltà.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
7 marzo 2017
Smuraglia sul Giorno della Memoria: “E’ importantissimo ricordare e far ricordare perché perfino i campi di sterminio sembrano dar fastidio a qualche Paese, che li sente come un peso
24 Gennaio 2017
Dalla newsletter dell’ANPI Nazionale “ANPInews” n.231 (24/31 gennaio 2017)
Venerdì 27 gennaio ricorre “il Giorno della Memoria”, così designato da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per celebrare le vittime dell’Olocausto e di ogni forma di soppressione o compressione dei diritti umani compiuta dai nazisti. Il 27 gennaio fu scelto perché fu in quel giorno che le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di annientamento di Auschwitz. In Italia, le finalità delle celebrazioni sono state definite dalla legge 211 del 20 luglio 2000 (artt. 1 e 2). È bene riportarne il testo, perché troppo spesso perfino il suo reale contenuto viene dimenticato o deformato. “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’art. 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.” Da questo testo si ricava, infatti, il contenuto reale delle celebrazioni, che, se riguarda, a livello di priorità, la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione di cittadini ebrei, non manca di richiamare al ricordo anche gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte e coloro che si sono opposti al progetto di sterminio. È giusto, infatti, ricordare prima di tutto il progetto (in gran parte realizzato) di sterminare un intero popolo, quello ebraico, proprio perché si tratta di un progetto e di un disegno molto più che razziale, e puntato alla eliminazione, con qualunque mezzo, di chiunque fosse definibile come ebreo. Ma è anche vero che i deportati sono stati tanti, per motivi politici, per esigenze di lavoro (della Germania), per motivi di dissidenza, e per tante altre ragioni tipiche di ogni dittatura, ma qualificate da un intendimento di compressione delle libertà individuali, senza alcun rispetto dei diritti umani, non escludendo dal novero coloro che, dovendo essere trattati da prigionieri perché in divisa militare, furono invece trattati da servi e deportati, chiusi nei campi di “lavoro” e spesso condannati a morte. Tantissimi dei soggetti così colpiti (ebrei e non ebrei) non sono più tornati. A poco a poco, dopo la liberazione dei Campi, si scoprì l’orrore estremo, la volontà di annientare la persona umana, le sperimentazioni mediche sulle persone deportate, gli abusi e le violenze di ogni genere. Ricorderemo, dunque, il 27 gennaio, l’orrore assoluto, sia per la Shoah, sia per i deportati “comuni”. Li ricorderemo insieme, perché la matrice è la stessa: l’odio, l’abuso di potere, il disprezzo per il “diverso”, infine il disprezzo per l’umanità che non appartiene a quella che si considera una “razza superiore”. È giusto ricordare ed è giusto far conoscere, non solo perché doveroso, ma anche perché c’è ancora chi nega, chi sottovaluta, chi dimentica. In alcuni casi, perfino i campi di sterminio sembrano dar fastidio a qualche Paese, che li sente come un peso (e non proprio sulla coscienza, come forse dovrebbe). Non sempre questi monumenti dell’orrore vengono rispettati. Abbiamo letto, sulla stampa, di gruppi di persone che sghignazzavano e ridevano nei pressi di Auschwitz. Mi chiedo come sia possibile. Il mio ricordo personale è di una stretta allo stomaco, che mi ha impedito per un giorno di mangiare; e la vergogna di appartenere ad una umanità che non ha reagito abbastanza ed – in molti casi – ha finto di non vedere. Ricordiamo, dunque, ciò che è avvenuto, Shoah, deportazioni e sterminio per motivi svariati e diversi. Facciamo conoscere ai ragazzi fin dove può arrivare l’odio e la sopraffazione. Non per alimentare l’odio, ma per creare gli antidoti, come dice la legge (“affinché simili eventi non possano più accadere”). Ci saranno, il 27 gennaio, tantissime celebrazioni, in tutta Italia, l’ANPI ci sarà ovunque, sola o assieme alle Comunità ebraiche, all’ANED, a tutti coloro che non vogliono dimenticare. Non ricorderò i più ampi e noti eventi, compreso quello che si svolgerà al Quirinale, che ha sempre un particolare rilievo, anche sul piano emotivo; ricorderò, invece, una delle più “piccole” ma significative manifestazioni, quella promossa dalla Sezione ANPI del Teatro alla Scala, che terrà un concerto, alla Scala, col pieno consenso della direzione del Teatro. Sarà eseguito, da strumentisti della Scala, un quartetto di Olivier Messiaen, composto dall’autore in un campo di concentramento e denominato “Quatuor pour la fin du Temps”. Il genere di lavoro artistico, il luogo in cui fu creato, la solenne celebrazione della Scala, costituiranno un momento particolarmente significativo ed importante per l’intera città. L’ho segnalato, perché accanto alle grandi manifestazioni, ce ne sono moltissime, come questa, che sembrano di tono minore, ma invece sono fonte straordinaria di una memoria non formale e destinata a sopravvivere all’ingiuria del tempo.
Carlo Smuraglia
(da ANPInews n. 131 – 24/31 gennaio 2016)
Il silenzio sul significato del voto del 4 dicembre e le “amenità” di Pierluigi Battista
10 Gennaio 2017
La nota di Carlo Smuraglia sul n. 229 della newsletter dell’ANPI Nazionale “ANPInews”
Sono certo che molti avranno notato con quale celerità il referendum sulla riforma del Senato, è stato “archiviato”. Pochi giorni di commenti subito dopo il voto e poi non se ne è parlato più. Singolare!
Sia ben chiaro. Io non intendo riprendere l’ampia discussione che c’è stata sul SI e sul NO; quella, sì, è ormai archiviata ed è inutile tornarci sopra; anzi, sarebbe forse dannoso, in qualche modo, perché manterrebbe in vita senza ragione quella divisività che è stata la principale caratteristica del progetto di riforma costituzionale.
Io mi riferisco invece alla riflessione sul significato complessivo del voto espresso dagli italiani. Quella, se c’è stata, è finita troppo presto.
Credo che almeno su tale aspetto (quello del significato) qualche riflessione avrebbe dovuto essere approfondita; e dico subito il perché.
A mio parere, quel voto ci ha detto, prima di tutto, che i cittadini non vogliono essere soggetti passivi su un tema che li riguarda direttamente. E sono corsi alle urne, con una presenza che da molto tempo non si verificava, né sui referendum, né sulle consultazioni elettorali. Questa volontà di partecipazione avrebbe dovuto essere colta, come uno dei fatti più importanti dell’anno 2016, proprio perché la partecipazione – l’ho detto mille volte – è il sale della democrazia; dunque la “novità” avrebbe dovuto essere salutata non solo positivamente, ma anche con una riflessione sulle ragioni della svolta e su ciò che occorre fare per renderla permanente. Perché di partecipazione abbiamo davvero bisogno, proprio per rinforzare la nostra democrazia e per restituire ai cittadini quella “sovranità popolare” che per molto tempo essi stessi hanno finito per non esercitare o per esercitare solo in parte. Invece, di questo, nei tanti bilanci, positivi e/o negativi, apparsi sulla stampa, poco o nulla è emerso, quasi che ci fosse una voglia sotterranea e segreta di non parlare più di questo incidente della riforma del Senato, finita male per i promotori.
Ma accanto a questo aspetto, ce ne sarebbero stati altri, meritevoli di segnalazione e di riflessione. È la seconda volta, nel giro di pochi anni, che una riforma costituzionale “grandiosa”, sostenuta dal Governo in carica, è stata bloccata dal voto. Questo non può non esprimere un messaggio molto chiaro, di attenzione: la Costituzione va rispettata, può essere modificata, ma con coerenza rispetto alle sue linee di fondo, che restano tuttora validissime; una specie di “altolà” dei cittadini ai tentativi troppo spericolati di procedere non a qualche “revisione” della Carta (come dice espressamente l’art. 138 della Costituzione), ma a modifiche fortemente incisive sulle stesse garanzie del sistema tracciato dai Costituenti.
Insomma, una sorta di ammonimento dei cittadini a chi, nel futuro, avesse ancora voglia di mettere mano a riforme non corrispondenti a quel concetto di “revisione”, chiaramente espresso dalla Carta.
Ma ancora: si è poco approfondita l’opinione pubblicata – il 18 dicembre su “Repubblica” – e formulata, col suo solito stile pacato ma fermo e dotato di estrema precisione, del Prof. Alessandro Pace, della quale basta qui richiamare il titolo, che è di per sé altamente significativo, “Basta con le mega riforme costituzionali”. Ha ragione, infatti, il prof. Pace, a sottolineare che nessuna mega-riforma dal contenuto disomogeneo ha mai avuto successo nel nostro Paese. I tentativi sono stati molti e tutti sono falliti. Non è materia di riflessione, questa e di serio ammonimento per l’avvenire?
Ma tant’è; si è preferito parlare d’altro, anche di cose buone o cattive (piuttosto predominanti, queste ultime) che sono avvenute nel 2016.
E invece, questi segnali sono importanti e indicatori di una volontà popolare, che va rispettata; noi saremo sul campo, pronti a ricordarli ogni volta che potrà venire in mente a qualche spericolato di tornare sulla linea dei precedenti tentativi falliti.
Non posso che concludere queste note ricordando una vera e propria “amenità” (si fa per dire) che abbiamo letto in uno dei tanti “bilanci”, questa volta redatto per “voci”.
Nella pagina dedicata al “peggio” del 2016, Pierluigi Battista ha inserito una voce, “partigiani” che lascia trasecolati. Secondo l’autore, il 2016 è stato un anno “pazzotico” in cui si è imbastita una interminabile discussione su chi siano i “veri” partigiani; e qui sta il primo equivoco. Non abbiamo avuto notizia di una discussione del genere e tanto meno ci siamo accorti che fosse interminabile. Ma in più c’è il fatto che una discussione richiede più partecipanti, altrimenti è un monologo. Nel caso di specie, c’è stata un’improvvida affermazione di una componente del Governo, sulla quale era impossibile aprire una discussione, ma si poteva fornire, al più, come è avvenuto, qualche ironica risposta o una denuncia di cattivo gusto quando essa è stata completata dalla presentazione di una sfilata di partigiani “veri” che, naturalmente, votavano per il SI. Poi più nulla, perché sul ridicolo non si discute, ma – a seconda del carattere di ognuno – si ride o ci si arrabbia. Tutto qui. Poi il giornalista prosegue, specificando meglio il suo vero obiettivo, cioè coloro che “parlano a nome dell’ANPI e sono nati molti anni dopo la fine della Resistenza” e dovrebbero tacere – dice l’autore – e lasciare la parola ai partigiani che hanno fatto i partigiani. Ora c’è da dire che “parlare a nome dell’ANPI” non significa affatto parlare dei partigiani, ma di un’Associazione che è stata fino al 2006 composta solo da combattenti per la libertà e da allora, con una modifica statutaria approvata anche dagli organismi di controllo, ha ammesso anche gli “antifascisti” che si riconoscono nelle finalità e nei valori dell’Associazione. Da allora, anche se qualcuno non se ne è accorto, nell’ANPI sono entrati tanti giovani e tante donne, e tanti di una vera e propria generazione pacificamente successiva al periodo della Resistenza. Tra i partigiani e gli antifascisti si è creato un amalgama straordinario, che ha assicurato la “continuità” dei valori della Resistenza e della Costituzione, cui questa Associazione si è sempre ispirata. Se oggi il numero degli iscritti supera le 124.000 unità, questo è proprio perché quell’amalgama si è costituito nel tempo ed ha perfettamente funzionato; e ai nostri successori affideremo, come lascito, quella “continuità” che è il bene e la caratteristica fondamentale dell’ANPI. Spero, così, di aver spiegato chiaramente, anche a chi non sa, come stanno realmente le cose. Ciò che ci colpisce particolarmente, però, è che questa voce “Partigiani” sia stata inserita nel “peggio” del 2016, cioè accanto a Aleppo, Colonia, Erdogan, Odio, Zoticoni, Squadristi, Bambolotti, etc”. Ci vuole una bella dose non dico di mancanza di rispetto, ma addirittura di disinvoltura per creare simili paragoni, che sono comunque offensivi non solo se riferiti ai “partigiani”, ma anche a quelli che tali non sono stati, ma che oggi appartengono a pieno titolo ad una Associazione come l’ANPI, a sua volta degna almeno di rispetto, reale e non solo formale. Potrei aggiungere anche che nessuno ha parlato “a nome” dell’ANPI, anche se era riconoscibile la sua appartenenza; ma forse non vale neppure la pena di soffermarsi ulteriormente sul tema.
Carlo Smuraglia
(da ANPInews n. 229 – 10/17 gennaio 2017)
ANPI sul dopo referendum: ” La piena attuazione della Costituzione è la priorità per il Paese. L’ANPI farà la sua parte, rimanendo fedele alla sua ferma e imprescindibile autonomia”
12 Dicembre 2016
II Comitato nazionale deIl’ANPI prende atto con soddisfazione dell’esito del voto del 4 dicembre e ritiene che lo stesso abbia espresso con chiarezza la volontà di gran parte dei cittadini e delle cittadine di rispettare la Carta costituzionale, consentendo solo a revisioni puntuali, circoscritte e condivise, che ne osservino lo spirito. Da quel voto, peraltro, si ricava anche una importante volontà di partecipazione, nonché – implicitamente – una richiesta di rispetto, ma anche di piena attuazione della Costituzione.
L’ANPI ringrazia tutti coloro che, membri di associazioni, di organismi amici e semplici volontari, hanno lavorato con intensità, continuità ed intelligenza; rimarca in particolare l’impegno davvero straordinario di migliaia di attivisti e dirigenti locali della nostra Associazione grazie a cui è stato possibile svolgere una campagna referendaria in modo capillare su scala nazionale con spirito critico, passione, entusiasmo, abnegazione.
L’ANPI sottolinea la necessità e l’urgenza di una risposta alle più profonde attese del popolo italiano, ispirandosi ai contenuti, ai principi, ai valori della Carta Costituzionale, soprattutto là dove si esalta il valore del lavoro, la dignità della persona, la tutela della salute, dell’ambiente, dei beni culturali, in una prospettiva di sviluppo del Paese, in un contesto di libertà e di uguaglianza, di migliori condizioni di vita per la collettività e di migliori opportunità per i giovani.
A queste esigenze, I’ANPI non mancherà di dare il suo contributo, nel quadro della sua identità e della sua autonomia, puntando su una migliore e più diffusa conoscenza della Costituzione, sullo sviluppo – nel Paese – di un vero “patriottismo costituzionale”, sull’attuazione – attraverso una politica rigenerata ed eticamente qualificata – di quelle misure che non solo possano rilanciare l’economia del Paese, ma rivalutare il lavoro rendendolo dignitoso, e che diano ai giovani garanzia di sicurezza e di possibilità di libera espressione della propria personalità. Il tutto, nel contesto di una Europa capace di liberarsi degli egoismi, dei nazionalismi e delle spinte autoritarie, ritrovando quella unità che fu il sogno di Ventotene e che deve essere contrassegnata da un forte profilo di socialità.
Impegna tutta l’Associazione a muoversi su questa linea, confrontandosi con i cittadini e le cittadine e gli interlocutori disponibili al dialogo, ma restando sempre legata alla sua identità ed alle sue finalità di fondo, a partire dalla memoria attiva, dall’esercizio della coscienza critica, dalla difesa degli interessi collettivi, nella piena valorizzazione dei principi di uguaglianza e di solidarietà.
Nel fiorire di diverse posizioni e opzioni politiche, nel Parlamento, fra i partiti, e nelle Associazioni, I’ANPI – nella sua ferma e imprescindibile autonomia – considerando conclusa l’esperienza dei Comitati referendari, resterà fedele alle sue finalità statutarie ed alla sua stessa natura, maturata in tanti anni di lavoro, di esperienza, di iniziative.
Indipendentemente dalla data più o meno vicina delle elezioni, ciò che conta è un assetto istituzionale in grado di affrontare i problemi di fondo della nostra economia e della nostra società a partire dai due grandi temi dell’eguaglianza e della rappresentanza, dando così concrete risposte alle attese ed alle speranze manifestate dalla volontà popolare col voto del 4 dicembre.
Dovranno, poi, essere irrobustiti i rapporti che si sono creati positivamente, nel periodo referendario, con altre Associazioni, a partire innanzitutto dalla CGIL, dall’ARCI e da Libertà e Giustizia. Con loro, potremo portare avanti, con unità di intenti, quegli spunti già emersi in questi mesi, sulla piena attuazione della Costituzione e sui suoi fondamentali valori.
Per quanto riguarda alcune diversità di posizione manifestatesi nell’ambito del referendum anche all’interno dell’ANPI, si riafferma il suo pluralismo, assieme alla rigorosa necessità del rispetto delle regole che sono quelle minime per l’esistenza effettiva dell’Associazione. Il risultato referendario è oramai un dato acquisito. Occorre perciò con coerenza guardare al domani. Sarà di conseguenza necessaria una grande discussione di chiarimento e di approfondimento politico, in tutti gli organismi e in tutte le sedi dell’ANPI, sulle prospettive e sugli impegni di lavoro, non meno che sulle regole, anche attraverso specifici percorsi formativi, nell’intento di continuare – tutti insieme – nel cammino di sempre, con una convinta partecipazione.
Carlo Smuraglia: “Hanno vinto la Costituzione e la democrazia. Alle sorti del Governo provvederà la saggezza del Presidente Mattarella”
Smuraglia: “Ha vinto ancora unavolta la Costituzione. E ora si pensi ad attuarla”
5 Dicembre 2016
Ancora una volta ha vinto la Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità. Noi che abbiamo fatto una campagna referendaria rigorosa, sul merito, con l’informazione e il ragionamento, siamo felici e orgogliosi di questo successo. Ora finalmente si potrà pensare ad attuare la Costituzione nei suoi principi e nei suoi valori fondamentali, per eliminare le disuguaglianze sociali, privilegiare lavoro e dignità della persona, per riportare la serietà, l’onestà e la correttezza nella politica e nel privato. Alle sorti del Governo provvederà il Presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza. La cosa importante è che riprenda il confronto politico e democratico e che prevalga su ogni altra cosa la partecipazione dei cittadini. Questa è una vittoria anche dell’ANPI che tanto si è impegnata, ma è soprattutto una vittoria della democrazia e ripeto, con forza, della Costituzione. Mi auguro, inoltre, che si realizzi finalmente quella rigenerazione della politica, in senso politico ed etico, che è un’esigenza imprescindibile e indifferibile, per il rilancio del Paese e delle sue istituzioni, sulla base di un consenso diffuso e consapevole. Sarà un nuovo “patriottismo costituzionale “, di cui l’Anpi si farà promotrice e garante, a determinare le condizioni per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema democratico.
Carlo Smuraglia
Presidente Nazionale ANPI
Milano, 5/12/2016
18 novembre 2016
IL PRESIDENTE DELL’ ANPI PROVINCIALE, LUCA GRISOLINI ,AL RETTORATO DELLA UNIVERSITA’ DI FIRENZE HA RICEVUTO,PER LA SUA TESI DI LAUREA MAGISTRALE DAL TITOLO “VALLUCCIOLE 13 APRILE 1944:STORIA, RICORDO E MEMORIA PUBBLICA DI UNA STRAGE NAZIFASCISTA”DA PARTE DEL MINISTRO STEFANIA GIANNINI IL RICONOSCIMENTO SPECIALE ATTRIBUITOGLI NELL’AMBITO DEL PRESTIGIOSO “PREMIO SPADOLINI”2016
Aperta su Facebook una pagina tutta dedicata all’attività referendaria ANPI
4 Ottobre 2016
Verranno pubblicate iniziative, articoli, foto, documenti e tanto altro
L’invito è a mettere “Mi piace ” e a diffonderla.
Smuraglia: “Civile il confronto con Matteo Renzi, ma registro con rammarico e un po’ di indignazione la caduta di stile sulla distinzione tra partigiani del SÌ e del NO”
16 Settembre 2016
Il commento del Presidente nazionale ANPI per il nostro sito
Devo dire, prima di tutto, che ho trovato alla Festa dell’Unità una accoglienza cordiale e calorosa da parte di tutta la dirigenza del Partito Democratico e particolarmente affettuosa da parte di moltissimi presenti alla Festa (anche da parte di alcuni che si dichiaravano apertamente per il “sì”).
Dopo di che, ritengo che sia stata una serata importante, con un confronto paritario tra il Segretario del PD e il Presidente dell’ANPI (quell’ANPI che alcuni pretenderebbero di considerare ormai estinto).
Ho insistito molto, nel dibattito, sul merito delle riforme (riforma del Senato e legge elettorale) e sul ruolo dell’ANPI. Renzi ha preferito parlare più volte di politica e dei meriti del Governo, anche per riscaldare i suoi fan, peraltro già di per sé agguerriti. Ma alla fine, tutto è stato civile, anche da parte della appassionata (e diversificata) platea; e spero davvero che alcuni dati sulle riforme siano apparsi con chiarezza ed evidenza a tutto l’uditorio come una corretta e composta informazione.
Ho registrato solo, con rammarico e con un po’ di intima indignazione, una caduta di stile e precisamente il riferimento del Segretario del Partito Democratico ai partigiani che votano “sì”, indicati – alcuni – anche nominativamente e segnalati per l’applauso che, ovviamente, c’è stato. Avevo detto poco prima che certamente c’è qualcuno per il “sì” anche nell’ANPI, ma che i dati del Congresso dimostrano che si tratta di una esigua minoranza, a cui è stato riconosciuto il pieno diritto di dissentire, con l’invito, peraltro, a non fare atti clamorosamente contrastanti con la linea approvata dal Congresso; ed avevo assicurato che non vi sono state e non vi saranno limitazioni alla libertà di pensiero e, a maggior ragione, nessuna misura disciplinare per la minoranza. A questo punto, riproporre la stantia distinzione tra partigiani “veri” (quelli che votano “sì”) e partigiani meno meritevoli e meno veri (a cominciare da me) per il solo fatto che votano “no”, è stato di cattivo gusto ed ha irritato molti degli iscritti all’ANPI presenti (non solo i vecchi partigiani ma anche i giovani e meno giovani iscritti). Ero stato tentato di reagire vivacemente sul palco, ma ho preferito evitare di eccitare gli animi, consentendo così che la manifestazione si concludesse serenamente, restando un esempio di confronto civile per tutta la campagna referendaria in corso.
Carlo Smuraglia
Milano, 16 settembre 2016
Anpi: confermata la posizione sui referendum e rilanciata la campagna firme
24 Maggio 2016
Si è riunito oggi a Roma il nuovo Comitato Nazionale ANPI: confermata la posizione sui referendum e rilanciata la campagna firme.
Questo il documento approvato alla fine della riunione.
Il Comitato nazionale dell’ANPI, vista la campagna condotta da alcuni organi di stampa sulla cosiddetta spaccatura all’interno dell’ANPI per svalutare l’intera Associazione; visti i tentativi, da varie parti, di provocare o intimidire l’ANPI con dichiarazioni quanto meno improvvide mettendo perfino in dubbio la rilevante eredità morale di cui è portatrice e il dovere statutario di difendere la Costituzione da ogni stravolgimento;
ribadisce: che la decisione di aderire alla Campagna referendaria per il NO è stata adottata dal Comitato Nazionale del 21 gennaio u.s., con una netta e precisa maggioranza (venti voti a favore e tre astensioni), che tale decisione è stata ribadita praticamente in tutti i Congressi provinciali e sezionali dell’ANPI, con rarissime eccezioni; che la conferma definitiva è venuta dall’inequivocabile voto conclusivo (con solo tre astensioni) del Congresso sui documenti congressuali, compresa la relazione generale del Presidente, analoga – nella sostanza – alle decisioni precedenti; che è assolutamente lecito e normale che vi siano, all’ANPI, anche opinioni dissenzienti, ma che il dissenso deve essere mantenuto nei limiti della circolare del 5 marzo 2016, là dove afferma: «Abbiamo sempre affermato che la nostra è un’Associazione pluralista, per cui è normale anche avere opinioni diverse.
Altra cosa, però, sono i comportamenti. Ovviamente, non sarà “punito” nessuno per aver disobbedito, ma è lecito chiedere, pretendere, comportamenti che non danneggino l’ANPI e che cerchino di conciliare il dovere di rispettare le decisioni, con la libertà di opinione».
Decide:
– di intensificare la Campagna per il NO alla riforma del Senato e per il SÌ alla correzione di parti della Legge elettorale “Italicum” in tutti i luoghi in cui l’ANPI ha una sede, d’intesa con l’ARCI e con le altre Associazioni che hanno aderito ai Comitati per il NO alla Riforma del Senato e per la “correzione” della Legge elettorale, adottando tutte le misure necessarie perché la raccolta delle firme si concluda tempestivamente e con esito positivo, invitando tutti gli iscritti a dedicare ogni impegno affinché si realizzi un’ampia e completa informazione di tutti i cittadini, sulle ragioni del NO e sui contenuti della riforma in discussione;
– di non accettare provocazioni e dunque di non intervenire in dibattiti e polemiche che non riguardino i contenuti dei referendum;
– deplorando la inaccettabile campagna introdotta contro l’ANPI, perfino tentando discriminazioni fra i partigiani e respingendo altrettanto vergognosi avvicinamenti ad organizzazioni di stampo fascista; di invitare tutti, Governo, Partiti, Associazioni, cittadini, a mantenere la campagna referendaria nei confini della democrazia e della correttezza, dando assoluto ed esclusivo primato ai contenuti;
– invita la stampa a dar conto di tutte le posizioni, senza preferenze né distinzioni ed, in particolare, radio e televisione ad aprire spazi adeguati anche ai sostenitori del NO, come finora non è avvenuto;
– richiama l’attenzione del Garante delle Comunicazioni a fare il possibile per garantire che l’informazione – nella campagna referendaria – sia ampia ed equilibrata, si abbassino i toni, si privilegino le discussioni, pacate e le riflessioni informative. Il referendum è un diritto dei cittadini e delle cittadine ed è uno strumento di democrazia: è necessario che tutti lo rispettino e si adeguino alla necessità di consentire una piena conoscenza dei reali problemi in discussione, senza prevaricazioni e senza l’uso di dichiarazioni provocatorie ed offensive. L’ANPI tutta è impegnata a garantire che questo importante esercizio di democrazia si svolga con estrema correttezza e parità di condizioni, in modo che davvero la parola conclusiva spetti al popolo.
Roma, 24 maggio 2016
Perché l’Anpi ha ragione a votare no
21 Maggio 2016
Quella che segue è la lettera che il presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ha inviato all’Unità in risposta a quella di 70 senatori del Pd pubblicata dallo stesso giornale. La lettera di Smuraglia è stata pubblicata oggi sul quotidiano.
Cari Senatori,
ho letto la vostra lettera aperta e ne capisco le ragioni. Quando si approva più volte una legge, si finisce per affezionarsi. Per di più, siamo già in campagna referendaria e dunque bisogna fare un po’ di propaganda e cercare di mettere in difficoltà chi si colloca, in questo caso, dall’altro lato della barricata. Capisco anche l’esaltazione che fate della Riforma: a voi piace, l’avete votata e non avete ripensamenti. Come sapete, io la penso in un altro modo e, fortunatamente, non sono il solo.
Ma consentitemi però qualche osservazione: vi dichiarate tutti “iscritti e sostenitori dell’ANPI”; ma io non vi ho mai incontrato nel lungo cammino che abbiamo percorso su queste tematiche. Un cammino che è cominciato dal 29 marzo 2014 (Manifestazione al Teatro Eliseo – Roma), è continuato per due anni, giungendo ad un primo approdo, in Comitato nazionale, il 28 ottobre 2015, con una posizione già piuttosto evidente sulla legge di riforma e l’eventuale referendum ed è proseguito con la decisione del 21 gennaio 2016, adottata dal Comitato nazionale, di prendere posizione per il “NO”. Ma non basta: ci sono stati i Congressi delle Sezioni e dei Comitati provinciali e in tutti si è finito per discutere anche sul referendum, con libertà e ampiezza di idee; i documenti votati durante questi Congressi, sul tema specifico del referendum, parlano chiaro: 2501 favorevoli, 25 contrari e alcuni astenuti. Dunque, si è discusso, ci si è confrontati (circa 30.000 presenze nei vari Congressi), ma la linea adottata il 21 gennaio, ha raccolto ampi consensi. Mancava il traguardo finale, cioè il Congresso nazionale. Si è svolto dal 12 al 14 maggio, a Rimini, introdotto da una Relazione, ovviamente “schierata” sulla base delle decisioni adottate il 21 gennaio e confermate nei Congressi. Anche a Rimini si è discusso e chi ha voluto ha parlato, in un senso o nell’altro. Alla fine, come si fa in democrazia, si è votato: 347 voti a favore del Documento base e della Relazione introduttiva al Congresso nazionale, contro tre astensioni. Chiarissimo, mi pare. O no?
Anche nella Relazione generale, peraltro, avevo riconosciuto che erano emersi alcuni dissensi, minoritari. Ad essi ho attribuito piena cittadinanza, riconoscendo “non solo il diritto di pensarla diversamente, ma anche quello di non impegnarsi in una battaglia in cui non si crede”, aggiungendo, peraltro che non si poteva riconoscere il diritto a compiere atti contrari alle decisioni assunte, perché ci sono delle regole da rispettare, codificate nei nostri documenti fondamentali, secondo le quali gli iscritti devono rispettare lo Statuto, il Regolamento e le decisioni degli organismi dirigenti; e ovviamente (anche se non c’è una norma specifica ), non recar danno all’ANPI .Tutto qui. Questo gran parlare che si fa del dissenso e di un preteso autoritarismo non ha davvero fondamento e ragion d’essere. In democrazia la maggioranza ha il dovere di rispettare il pensiero di chi dissente, ma quest’ultimo, a sua volta, ha il dovere di rispettare il voto e le decisioni assunte dalla maggioranza. Altrimenti, sarebbe l’anarchia. E questo sarebbe davvero inconcepibile in un’Associazione come l’ANPI che è sempre stata pluralista, ma nella quale mai si sono posti dei problemi come quelli che oggi vengono prospettati, non solo dall’interno, ma addirittura dall’esterno, impartendoci autentiche “lezioni” (mi piacerebbe sapere se tutti quelli che si dicono iscritti all’ANPI, lo sono davvero, oppure lo affermano soltanto, naturalmente non per contestare il diritto di critica, ma per capire da quale parte essa proviene, visto che noi un grande dibattito interno lo abbiamo già avuto in questi mesi).
Voi dite che “molto potremmo discutere sull’opportunità e sulle modalità della scelta”. Discutete pure sull’opportunità, come appassionato esercizio dialettico, ma sulle modalità stento ad immaginare che cosa si sarebbe potuto e dovuto fare di più, per giungere ad una decisione, su cui si è formata una stragrande maggioranza.
Voi vi preoccupate che l’ANPI non diventi un partito; non c’è pericolo, ve lo assicuro perché siamo sempre stati gelosi della nostra identità e della nostra indipendenza. Schierarsi in difesa della Costituzione è un obbligo che ci deriva dallo Statuto in termini che spero voi ricordiate (“concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione italiana, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”); e nessuno pensò che l’ANPI si trasformasse in partito quando scese in campo contro la “legge truffa”, nel 1953, o quando fece altrettanto contro il Governo di Tambroni, appoggiato dai fascisti, nel 1960. Sulla Costituzione è un dovere impegnarsi e battersi con ogni mezzo perché se ne conservino lo spirito ed i valori.
Ignorare tutto questo, significa conoscere poco l’ANPI e il suo modo di essere e cancellare il dibattito e il confronto di questi mesi che hanno condotto – democraticamente – alla presa di posizione che oggi si vorrebbe mettere in discussione.
Quanto poi al modo di affrontare la campagna referendaria, non siamo stati certo noi ( e non lo saremo mai) ad “alzare i toni”. Altri hanno provveduto a farlo, eccome.
Ho una vita alle spalle, cui nessuno dovrebbe mancare di rispetto: ma dal vostro giornale ho avuto, in pochi giorni, un attacco offensivo, una vignetta vergognosa ed ora un appello che non posso che considerare come rivolto a mettere in discussione un processo democratico che ha coinvolto tutta l’ANPI.
Mi spiace che vi siate scomodati per noi, vi ringrazio dei consigli, ma noi obbediremo alla linea consacrata in un democratico Congresso, procedendo diritti per la nostra strada e rispettando perfino chi non ci rispetta. Non accetteremo l’invito quasi perentorio a continuare, al nostro interno, la discussione, perché essa c’è già stata, nella sede competente, con il totale coinvolgimento dei nostri organismi e dei nostri iscritti. Forse sarebbe un esempio da seguire, per tutti, il metodo con cui ci siamo confrontati ed abbiamo preso le nostre decisioni.
In ogni caso, e per concludere: abbiate un po’ di fiducia in noi: abbiamo sempre fatto di tutto per mantenere l’unità dell’ANPI, e ci riusciremo anche questa volta.
Cordialmente,
Carlo Smuraglia
Referendum su riforme costituzionali e Italicum
20 Maggio 2016
Referendum: le domande più frequenti
Senato
- Si dice che sono molti anni che si discute e non si è mai fatto nulla. Perché opporsi adesso, quando si decide, finalmente, di fare qualcosa di positivo per l’aggiornamento della Costituzione?
- Non si tratta di fare a tutti i costi, ma di fare bene, aggiornando quando occorre, ma rispettando lo spirito e i valori della Costituzione
- Dunque, contrarietà ad ogni modifica del sistema parlamentare?
- Niente affatto: si può correggere il “bicameralismo perfetto” in modo molto semplice e rapido: differenziando, almeno in parte, il lavoro delle Camere (ad esempio, riservando la fiducia al Governo, solo alla Camera, e il controllo sull’esecutivo e sull’attuazione ed efficacia delle leggi, al Senato). E poi creando un sistema che consenta di approvare insieme le leggi più importanti e che affidi le altre ad un solo ramo del Parlamento, con la facoltà di intervento da parte dell’altro ramo. Questa riforma si sarebbe potuta fare in poco tempo, già col Governo Letta, invece di mettere mano a modifiche molto estese e controverse.
- Ma questo che viene configurato è il Senato delle autonomie?
- Non è vero, perché non rappresenta le Regioni, ma assegna solo determinati poteri a Consiglieri regionali e a Sindaci. In Paesi come la Germania, è il governo dei Lander (Regioni) che elegge il Senato e così nasce una vera rappresentanza delle autonomie.
- Ma non c’è il lato positivo del risparmio di spesa, visto che la funzione dei Senatori è prestata a titolo gratuito?
- Se si pensa che occorre ridurre il numero dei parlamentari, si può ridurre proporzionalmente il numero dei Deputati e quello dei Senatori. Se invece si riduce drasticamente solo il numero dei Senatori, squilibrando il sistema, vuol dire che il disegno è un altro: praticamente “azzerare” il Senato e dare tutto il potere ad una sola Camera ed a chi la governa. Questo è grave e pericoloso perché elimina il sistema di pesi e contrappesi giustamente disegnato dalla Costituzione. Quanto al “compenso”, a prescindere dal fatto che nessuno può credere che si faccia un lavoro in più, gratuitamente, il problema è che non si possono fare due mestieri contemporaneamente. Quindi la gratuità è solo una finzione.
- Ci sarà uno snellimento al procedimento legislativo.
- Non è vero, perché sono previsti molti tipi e molte modalità di esercizio della funzione legislativa (secondo alcuni, sette, secondo altri, assai di più); l’art. 70 della Costituzione si risolveva in una riga e mezzo, quello “nuovo” si protrae per tre pagine ed è indice solo di confusione, conflitti, rallentamento.
- Comunque si deve riconoscere che il Senato è eletto dal popolo.
- Non è vero: è eletto dai Consigli regionali e da alcuni Sindaci, con modalità non ancora definite e rinviate ad una legge ordinaria (che ancora non c’è).
- Ma perché si raccolgono le firme se il referendum è stato già chiesto da parlamentari e dal Governo?
- Le firme si raccolgono per vari motivi: 1. perché si coinvolgono i cittadini, informandoli e rendendoli consapevoli dei problemi di cui si sta discutendo; 2. perché è sempre bene entrare in gioco in modo attivo e non solo operando di rimessa, specialmente quando è in campo il Governo, che non dovrebbe occuparsi di riforme costituzionali, ma ha strumenti rilevanti per informare e convincere gli elettori; 3) perché raggiungendo il numero di firme necessarie e depositate in Cassazione, si acquisisce il diritto a spazi televisivi, radiofonici ed a rimborsi in caso di successo. Questo è importante per partecipare, a pieno titolo, alla fase decisiva della campagna referendaria ed anche per avere rimborsi delle spese sostenute e spesso volontariamente anticipate da cittadini volonterosi; ai quali potrebbero essere restituite.
- Cosa accadrà se vincerà il NO? Sarà il caos?
- Trattandosi di riforma costituzionale, non succederà nulla. Tutto resterà come prima, sul piano costituzionale, essendosi però evitato uno stravolgimento del sistema costituzionale e restando ben aperta la possibilità di apportare quelle opportune modifiche, ritenute necessarie per correggere il cosiddetto “bicameralismo perfetto”. Quanto alle conseguenze politiche, ne ha parlato solo il Presidente del Consiglio. Noi siamo di diverso avviso e non lasciamo entrare la politica-partitica nella campagna referendaria. Escludiamo, in ogni caso, il caos; il Governo andrà avanti fino a che il Parlamento gli darà la fiducia. E questo non c’entra nulla con le riforme costituzionali.
- Ci sono altre misure, nella legge sulla riforma del Senato. Anche su queste avete da ridire?
- Certamente: a) mentre si parla di partecipazione e della necessità di rafforzarla, si triplica il numero delle firme necessarie per i progetti di legge di iniziativa popolare; si rimanda alle “calende greche” la trattazione, da parte del Parlamento, che invece dovrebbe essere tempestiva e certa; b) c’è un rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, che può fortemente incidere sull’agenda del Parlamento, fissando termini perentori per la trattazione di temi ritenuti importanti dal Governo, col rischio di restringere o addirittura eliminare il dibattito in Aula; e non è poco. Senza contare tutta la parte relativa alle autonomie, sulla quale avremo occasione di tornare; c) non si capisce il senso dei cinque senatori nominati dal Presidente della Repubblica; il quale, poi, può nominarne altri, per una durata diversa (sette anni) da quella del normale mandato dei senatori.
Legge elettorale
- La nuova legge elettorale ha recepito molte delle osservazioni pervenute da varie parti e fatte proprie dalla Corte Costituzionale; e dunque è ora necessaria ed utile.
- Non è così; la legge elettorale è stata oggetto di vari ripensamenti e poi costruita sul modello di un partito che vince le elezioni superando il 40% e ottenendo un premio di maggioranza (340 parlamentari in più). Così governerebbe da solo, tanto più che non sarebbe più disturbato dal Senato, privato di reali poteri.
- Il cittadino può liberamente esprimersi e non più dipendere dalle scelte dei partiti.
- Non è vero: restano 100 capilista che vengono praticamente nominati dai partiti; in più, per essi c’è la possibilità di presentarsi in più circoscrizioni ed esercitare solo in seguito l’opzione, col risultato che sarà eletto, ancora una volta, chi è stato designato dal partito di provenienza. Inoltre, c’è anche il premio di maggioranza, che praticamente distorce la volontà popolare, mutando in modo consistente la composizione della Camera. Le preferenze ci sono (due) ma rappresentano la parte minore e secondaria, restando esclusi comunque, i capilista.
- Essendo stato previsto il ballottaggio ed essendo escluse le coalizioni, vincerà comunque il migliore
- Non è così: al ballottaggio, non essendo previsto un quorum, vince chi ha più voti e prende il premio di maggioranza anche se i voti sono stati assai pochi (è stato ipotizzato che potrebbe “conquistare” la Camera, con tutte le conseguenze già dette, il partito che ha ottenuto solo il 25 % dei voti; davvero questo rappresenterebbe la volontà popolare?)
- La nuova legge rispetta le indicazioni della Corte costituzionale?
- No: quanto meno per ciò che attiene al premio di maggioranza ed ai capilista. Tant’è che un Tribunale ha già sollevato la questione di costituzionalità della nuova legge e la Corte deciderà il 3 ottobre prossimo.
- Una legge elettorale, però, è necessaria visto che il Porcellum è stato cancellato dalla Corte Costituzionale e quindi si sta procedendo in base a ciò che è sopravvissuto.
- Certo, una legge ci vuole, ma democratica e corrispondente alla volontà della Corte; il referendum viene proposto non su tutta la legge, ma sui due punti sopra indicati. Peraltro, si tratta di una legge elettorale solo per la Camera. E il Senato, come verrà eletto?
- La legge elettorale non è nella Costituzione e quindi non si tratta di una riforma costituzionale; perché dunque viene praticamente abbinata nella campagna referendaria alla Riforma del Senato?
- La ragione è semplice: è un problema di democrazia e di rappresentanza; se due leggi, contemporaneamente, tolgono spazi di rappresentanza ai cittadini, incidono sulla pienezza dell’esercizio della sovranità popolare, alterano il sistema di poteri e contropoteri deliberato dalla Costituzione, finiscono inesorabilmente per influenzarsi a vicenda e soprattutto per porre, unitariamente, un problema di democrazia, che entra sempre in gioco quando si incide sulla rappresentanza e sulla libera manifestazione della volontà dei cittadini, cui spetta, per indicazione della Costituzione, la sovranità popolare.
- Questa legge, anche se ha qualche difetto, favorisce la governabilità. Ha il grande vantaggio di far conoscere i risultati la stessa sera delle elezioni consentendo, così, subito, la formazione del governo.
- La governabilità non è e non può essere un mito; e soprattutto non può essere garantita da strattagemmi normativi, dipendendo dalla volontà degli elettori e dalla capacità dei partiti di lavorare per il bene comune. D’altronde, la Germania – per fare un esempio – non ha questa legge e in occasione delle ultime elezioni si è creata una situazione di stallo, risolta, peraltro, dalla responsabilità dei due maggiori partiti, che hanno dato luogo ad una coalizione di governo; così rispettando, sostanzialmente, la volontà dei cittadini e non forzandola.
Carlo Smuraglia rieletto presidente nazionale Anpi
15 Maggio 2016
Al termine del suo XVI° congresso, in svolgimento al Palacongressi di Rimini, il nuovo Comitato nazionale dell’Anpi ha rieletto presidente nazionale Carlo Smuraglia.
I messaggi e i saluti al 16° Congresso Nazionale ANPI
13 Maggio 2016
Il messaggio del Presidente della Repubblica.
In occasione del 16° congresso dell’ANPI desidero rivolgere un caloroso saluto ai dirigenti, ai delegati e ai numerosi giovani che hanno deciso di iscriversi all’Associazione per raccogliere e interpretare ancora, nel tempo nuovo, l’eredità ideale, morale, spirituale della Resistenza, che aprì per il nostro popolo la strada della Liberazione e della Democrazia.
La testimonianza dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha reso un tributo importante alla memoria, e dunque all’identità del paese, contribuendo a mantenere sempre viva la speranza di pace, di libertà, di uguaglianza tra le persone, di rispetto della legalità contro ogni sopraffazione.
Si tratta di valori perenni, tanto più da tutelare in epoche in cui appaiono messi in discussione i fondamenti di libertà e di solidarietà su cui sono cresciute le società europee dopo la seconda guerra mondiale.
La memoria non è un accessorio di scarso valore, né un freno all’innovazione. È, invece, un bene costitutivo di ogni comunità e antidoto contro il ripetersi di avventure di stampo neonazista e neofascista.
Nella scelta della Repubblica il 2 giugno del 1946 e nei principi della Costituzione si è rispecchiata la voglia di riscatto del paese, avvilito dalla dittatura e dalla guerra e soggiogato dagli occupanti.
L’impegno per l’affermazione dei valori della persona e dell’umanità intera non può conoscere soste e riguarda tutti: istituzioni elettive, magistratura, forze di polizia, istituti educativi, l’intera società civile.
L’ANPI può favorire un dialogo con i giovani, con le scuole, con i corpi intermedi affinché i valori fondanti del nostro ordinamento siano ancora generativi di giustizia, di etica pubblica, di condivisione, di coscienza dei diritti e dei doveri.
La democrazia, edificata a prezzo di enormi sacrifici, è nelle nostre mani. Nessuna conquista è di per sé definitiva. Dobbiamo esserne all’altezza per rafforzarla e allargarne continuamente le sue basi.
Decisivo è anche il destino del progetto europeo: nel mondo globalizzato, l’Europa unita è la dimensione necessaria per affermare valori di cooperazione internazionale e valorizzare il nostro modello politico e sociale, che si è affermato proprio in seguito alla guerra di Liberazione.
L’antifascismo che voi giustamente indicate come tratto identitario della vostra Associazione e della Costituzione Repubblicana, divenne la chiave di apertura della nuova Italia verso un nuova Europa.
Su questa strada dobbiamo ancora proseguire, vincendo paure, chiusure ed egoismi, cercando di realizzare nuovi traguardi a beneficio dei nostri concittadini e del mondo intero.
Con questo spirito, cordialmente auguro a tutti voi un buon lavoro.
— Sergio Mattarella
Il messaggio della Presidente della Camera dei Deputati.
In occasione del 16° Congresso Nazionale dell’Anpi che si svolgerà a Rimini dal 12 al 15 maggio 2016, desidero inviare a tutte le partecipanti ed i partecipanti i miei saluti più cordiali.
Condivido il senso di questa iniziativa: non soltanto un incontro tra persone legate dal ricordo di una straordinaria mobilitazione collettiva in nome della libertà e della democrazia del proprio paese, bensì anche e soprattutto un invito a riflettere sui grandi temi del nostro tempo attraverso la lente dei valori e dei principi della Carta costituzionale nata dalla Resistenza. Sono proprio questi valori – il rispetto della dignità della persona umana, il pieno riconoscimento dei diritti sociali, la lotta contro ogni tipo di esclusione, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali – a dover ispirare ancora oggi il pensiero e l’azione dei governi e della politica.
In una fase di grandi incognite e criticità – la minaccia del terrorismo, il persistere dei conflitti in molte zone del pianeta, il fenomeno delle migrazioni, le questioni ambientali – è infatti necessario più che mai reinterpretare i principi democratici, declinandoli in relazione ai mutamenti e alle nuove sfide poste alla società umana.
La cerimonia odierna può dunque rappresentare un’occasione per rendere omaggio ad un’eredità di ideali preziosa e, al tempo spesso, per aprire nuovi orizzonti e rinnovare il proprio impegno rispetto alle più urgenti questioni del nostro tempo.
Con questo auspicio, desidero rivolgere a tutti gli associati e le associate il mio più fervido augurio per il miglior successo dell’iniziativa.
— Laura Boldrini
Il saluto del Segretario Generale della UIL.
Il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, è intervenuto al Congresso dell’ANPI, l’associazione nazionale partigiani, in corso di svolgimento a Rimini. Invitato a parlare dal palco dal Presidente Smuraglia, il leader della Uil ha sottolineato la “necessità di riprendere un’azione che, forse, abbiamo fatto assopire, pensando che i diritti fossero per sempre. Quando cambiano i rapporti di forza – ha proseguito Barbagallo – i diritti ci vengono tolti e bisogna lottare per riconquistarli: parafrasando Papa Francesco, non dobbiamo farci indurre in rassegnazione”. Il leader della Uil, poi, in un congresso in cui si parla anche di Costituzione, ha detto di essere preoccupato “per gli effetti del combinato disposto della riforma costituzionale con l’Italicum” e, infine, ha concluso con un saluto alla platea: “Vi sono vicino come persona e come Organizzazione e spero di poter continuare, ancora a lungo, un percorso insieme a voi”.
NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA
Un importante documento di costituzionalisti sulla Riforma del
Senato; per capire, per partecipare, per riflettere
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